Niente regali né macchine imbattibili: Verstappen è stato straordinario. Tanti sorrisi a Las Vegas, e non per le bollicine…
L’olandese, vincendo lontano dalla Red Bull, farebbe il salto definitivo verso quel mondo abitato solo dagli Hamilton o dagli Schumacher. Chissà che in futuro non ci provi davvero.
LAS VEGAS - Vincere un mondiale di Formula 1 è già una cosa straordinaria di per sé. Vincerne quattro di fila è qualcosa che è capitato a pochi miti di questo sport, come Hamilton, Vettel e Schumacher che poi è arrivato anche al quinto consecutivo. Fare tutto questo a Las Vegas, anche senza salire sul podio di una corsa dominata inaspettatamente dalla Mercedes, porta a moltiplicare le emozioni.
Max Verstappen sorrideva come non gli abbiamo visto fare spesso mentre una Rolls Royce trasportava lui e il suo ingegnere di pista Lambiase verso la cerimonia di premiazione, spettacolarmente organizzata dall’altra parte della città. Ma forse non sorrideva solo per le bollicine, i fuochi d’artificio e tutto il resto del cerimoniale. Sorrideva più di altre volte perché questo è il Mondiale più suo dei quattro che ha vinto. Il primo gli fu regalato da un direttore di corsa finito immediatamente in disgrazia, gli altri due li ha conquistati perché guidava una macchina imbattibile, questo è arrivato perché ci ha messo tanto di suo portando al successo quella che per gran parte della stagione non era più la miglior monoposto in pista.
Lo raccontano i numeri, la differenza enorme (251 punti) tra di lui e il compagno di squadra, il fatto che dei quattro top team la Red Bull sia l’unica dove ha vinto un pilota solo mentre in McLaren, Ferrari e Mercedes tutti e due i piloti hanno vinto almeno due volte. C’è tanto di Max in questo quarto titolo, tanto che lui stesso è arrivato a dire: «Con la McLaren avrei vinto anche prima, quindi sarei stato più avanti. Con la Ferrari più o meno lo stesso. Con la Mercedes, no, credo che sarebbe stato più difficile». Magari non è stato gentilissimo con Norris o Leclerc, ma non ha torto. Lui al contrario dei suoi avversari non ha sbagliato quasi mai. Ha esagerato ad allargare le spalle in Austria, ha superato i limiti in Ungheria prendendosi del bambino viziato dal suo ingegnere, ma poi ha dipinto anche un capolavoro assoluto come il successo in Brasile, probabilmente la gara più bella della carriera. Insomma quest’anno il Mondiale è tutto suo e lo è meritatamente perché non c’è un altro pilota che abbia corso come lui. Aggressivo quando la Red Bull glielo ha consentito, ragioniere quando ha capito di poter solo limitare i danni. Un campione completo.
«Max aveva molto in comune con Ayrton Senna all'inizio della carriera. Oggi un po’ meno. Ha un suo modo di essere. Ha sempre seguito le sue idee. A modo suo. Per questo, conoscendolo un po', mi pare più vicino a Vettel o a me. In pista lo trovo molto rispettoso. Sì, rispettoso. A modo suo. Non è un imbroglione. Uno può parlare dei track limits, ma è il suo modo di guidare. Per lui è la norma. La prova è che quando viene penalizzato, lo accetta. Va sempre fino in fondo a ciò che può fare. La cosa bella di Max è che si tratta di un uomo libero», ha detto di lui Alain Prost, un altro quattro volte campione, parlandone con l’Equipe. Quasi una consacrazione.
E l’immagine dell’uomo libero rende bene l’idea. Perchè oggi Max può davvero fare quel che vuole grazie alla capacità indiscussa di riuscire a chiudersi nella sua bolla e a lasciar fuori i problemi che hanno rischiato di affondare la Red Bull dopo lo scandalo sexy che ha travolto Horner e fatto fuggire un sacco di tecnici. Per fare il salto di qualità definitivo verso quel mondo abitato solo dagli Hamilton o dagli Schumacher, Max dovrebbe inventarsi una nuova sfida e andare a vincere lontana dalla Red Bull. Chissà che in futuro non ci provi davvero.