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SWISS LEAGUENHL, AHL, KHL, Ginevra... e le liti con l'amico McSorley: «Fiero della mia carriera»

20.09.22 - 11:00
Goran Bezina ha iniziato il suo nuovo viaggio in qualità di assistente del Sierre: «C'è molta professionalità».
Imago, archivio
Goran Bezina in azione con il Sierre.
Goran Bezina in azione con il Sierre.
NHL, AHL, KHL, Ginevra... e le liti con l'amico McSorley: «Fiero della mia carriera»
Goran Bezina ha iniziato il suo nuovo viaggio in qualità di assistente del Sierre: «C'è molta professionalità».
In 25 anni di professionismo il 42enne ha anche difeso i colori di Friborgo, Ginerva, Medvescak Zagabria, Phoenix Coyotes e Springfiled Falcons.
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SIERRE - Il campionato di Swiss League è giunto alla seconda giornata: guida la classifica l'Olten (6 punti), davanti al Langenthal (4).

Dal canto suo il Sierre del nuovo assistant-coach Goran Bezina ha finora colto un successo e una sconfitta. Ricordiamo che nella sua carriera il 42enne ha disputato ben 18 stagioni da giocatore nella massima serie svizzera (877 partite, 438 punti con Friborgo e Ginevra) e ha avuto il merito di giocare anche in NHL (3 gare con i Phoenix Coyotes), in AHL (210 match, 42 punti con i Springfield Falcons) e in KHL (15 punti in 56 incontri con il Medvescak Zagabria). Nell'ultimo triennio ha invece militato in Swiss League con il Sierre, dopodiché ha deciso qualche mese fa di appendere i pattini al chiodo (141 sfide, 57 punti). «Mi sento molto bene nelle mie nuove vesti», sono state le parole di Bezina. «Ho avuto la fortuna di giocare a hockey fino a 42 anni e di aver potuto scegliere se smettere o continuare ancora. Nella mia carriera ho vissuto moltissime emozioni e mi sono realizzato, non ho nessun rimpianto. Era il momento giusto, è stata una decisione naturale». 

Non sono molti i giocatori a essersi resi protagonisti di 25 anni di carriera. «Ho costantemente adottato uno stile di vita sano, mi sono sempre allenato duramente e ho avuto un po' di fortuna. Oltre a questo in pista bisogna anche sapersi proteggere ed è molto importante non mettersi inutilmente in situazioni di pericolo. Mi sono sottoposto in totale soltanto a quattro interventi chirurgici in 25 anni e per un giocatore di hockey non è niente male». 

L'ex difensore ha realizzato quei sogni che hanno tutti i giocatori da bambini, se si pensa che ha preso anche parte a undici edizioni dei Mondiali e a un'Olimpiade con la Nazionale svizzera. «Ho lavorato tanto e alla fine sono riuscito a togliermi molte soddisfazioni. Ho vissuto delle emozioni incredibili, anche se le delusioni non sono mancate, come per esempio non riuscire a sfondare in NHL o non vincere un titolo. Non si può però avere tutto e tirando le somme sposare la causa del Ginevra è stata la scelta migliore. Sono soprattutto fiero di aver sempre dato tutto me stesso per meritarmi ogni riconoscimento e di avere instaurato dei rapporti umani eccezionali che resteranno per tutta la vita».

Bezina aveva firmato il suo primo contratto con il Ginevra nel 2004 e nello stesso anno si è seduto in panchina anche Chris McSorley, attuale coach del Lugano. I due hanno disputato 15 stagioni insieme lasciando i rispettivi ruoli entrambi nel 2019. «Siamo cresciuti insieme e abbiamo anche permesso al Ginevra di crescere. All'epoca McSorley mi ha fortemente voluto, mettendomi sotto gli occhi un progetto interessante a lungo termine, dove avrei avuto un ruolo fondamentale. Ci siamo dati fiducia reciproca e ha funzionato visto che siamo rimasti insieme per tutto questo tempo. Abbiamo anche avuto tantissimi scontri, ma siamo legati da un profondo rispetto e siamo ancora in contatto, siamo amici. Ha un grande carisma, è un personaggio onesto e per ciò che ha fatto nella sua carriera mi levo il cappello. Gli auguro di vincere il titolo con il Lugano con tutto il cuore»

Come ti trovi nelle tue nuove vesti? «C'è molta professionalità, la squadra è valida e sono convinto che possa raggiungere traguardi importanti. Per quanto mi riguarda non collaboro al 100% con il club perché svolgo parallelamente una mia attività nell'immobiliare insieme a mio fratello. Scendo sul ghiaccio due volte alla settimana, assisto alle partite casalinghe e mi occupo del reparto arretrato. Si tratta di un'esperienza stimolante e in futuro non nego che mi piacerebbe diventare head-coach».

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