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Carta bianca per Yakin

Carta d’identità e “testa” i criteri di valutazione
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Carta bianca per Yakin
Carta d’identità e “testa” i criteri di valutazione
Arno Rossini: «La Svizzera deve andare al Mondiale come una tra le migliori otto selezioni».
SPORT: Risultati e classifiche
BERNA - Chiuso l’Europeo con un misto di rammarico e orgoglio, Murat Yakin si è visto premiato dall’ASF con il rinnovo contrattuale. Per sé come anche per il fido Giorgio Contini. Giusto così: sarebbe infatti stato inconcepibile separarsi da u...

BERNA - Chiuso l’Europeo con un misto di rammarico e orgoglio, Murat Yakin si è visto premiato dall’ASF con il rinnovo contrattuale. Per sé come anche per il fido Giorgio Contini. Giusto così: sarebbe infatti stato inconcepibile separarsi da un selezionatore dimostratosi in grado di portare i risultati attraverso il gioco, di un professionista che mai si è nascosto e mai ha cercato scuse. 

«Giusto, anzi giustissimo - ha spiegato Arno Rossini - Nonostante Murat fosse arrivato all’Europeo in scadenza di contratto, non si è fatto troppo condizionare, riuscendo anzi a proporre una Svizzera bella e convincente». 

«Firmo a condizione che rimanga anche Contini», aveva detto Yakin appena tornato a casa.
«Giorgio ha avuto un ruolo importantissimo in Nazionale. Ha aiutato Murat nella gestione dello spogliatoio, ha reso più sereni i rapporti e ha anche portato le sue idee tattiche. Ha una carriera in panchina alle spalle, è un professionista credibile».

La Nazionale di Yakin ha ancora margini di crescita?
«In Germania il selezionatore ha fatto bene perché ha condiviso con il gruppo delle idee che, partendo dalla difesa a tre, erano chiarissime. Continuando per la strada intrapresa, quella della trasparenza e della serenità… sì, penso che la squadra possa ancora crescere». 

Per arrivare fino a che punto?
«Non si conosce la durata del contratto, anche se presumo sarà fino a dopo il Mondiale 2026. L’obiettivo, visto dove sono già arrivati e tenuto conto del valore della rosa, a questo punto deve essere quello di presentarsi in America, tra due anni, come una delle otto migliori selezioni. La Svizzera non può essere la favorita numero uno, è sicuro; deve però avere una spavalderia e delle certezze tali da permettersi di partire alla pari con le big».

Con un gruppo molto simile a quello che tanto bene ha fatto in Germania?
«Per il fatto di essere stato obbligato a confrontarsi quotidianamente con i migliori calciatori a livello nazionale e periodicamente con i migliori avversari a livello internazionale, in questi anni Yakin è cresciuto molto. È cresciuto e ha capito cosa serve per lasciare il segno. Ha capito anche su chi può e chi non può contare».

Significa che ci saranno dei tagli?
«Prima di firmare, forte dei risultati dell’Europeo, ha sicuramente chiesto carta bianca in merito alla gestione del gruppo e alla scelta dei prossimi protagonisti rossocrociati. Tenendo conto del fatto che il Mondiale si disputerà tra due anni, è chiaro che il selezionatore farà delle valutazioni, che potrebbero anche portare a degli addii. Chi? Basta guardare la carta d’identità dei protagonisti. I più vecchi, da Sommer - che ha alle spalle un Kobel che ha giocato la finale di Champions - in avanti, qualcuno potrebbe essere costretto a salutare. Quello anagrafico non sarà, poi, l’unico “criterio” che seguirà Murat. C’è qualcuno che, pur convocato, all’Europeo non ha mai giocato. Ecco, le valutazioni che farà saranno anche a livello “ambientale”. “Secondo me non hai la testa per far parte del gruppo”, potrebbe dire Yakin, e per questo chiudere le porte della Nazionale in faccia a qualcuno. Il selezionatore è ora solidissimo al suo posto, quasi intoccabile. Ora può tutto».

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