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Gli "omicidi nel palazzo" sono sempre irresistibili

L'atto finale della seconda stagione di "Only Murders in the Building" affascina e indica dove andrà la terza
Gli "omicidi nel palazzo" sono sempre irresistibili
IMAGO / Picturelux
Gli "omicidi nel palazzo" sono sempre irresistibili
L'atto finale della seconda stagione di "Only Murders in the Building" affascina e indica dove andrà la terza
NEW YORK - Prendi tre sconosciuti che vivono nello stesso signorile palazzo di New York, mettili insieme a realizzare un podcast con il quale cercano di risolvere un intricato caso di omicidio ai danni di un abitante dello stesso edificio e otterrai ...

NEW YORK - Prendi tre sconosciuti che vivono nello stesso signorile palazzo di New York, mettili insieme a realizzare un podcast con il quale cercano di risolvere un intricato caso di omicidio ai danni di un abitante dello stesso edificio e otterrai la premessa di “Only Murders in the Building”, affascinante serie tv di Disney+ - nominata per addirittura 17 Emmy Awards - con Steve Martin, Martin Short e Serena Gomez.

Se avete visto la prima stagione e state guardando la seconda, saprete senz’altro che martedì è andato in onda l’episodio 10, quello conclusivo. Che dire senza cadere negli spoiler? Gli autori hanno orchestrato una girandola di colpi di scena, per una conclusione che lascia pienamente soddisfatti - al netto di alcuni piccoli buchi che passano in secondo piano, a nostro parere, ma che probabilmente animeranno i forum di discussione dei super-fan. 

Come ogni episodio che chiude una stagione ma non l’intera serie, c’è uno sguardo su dove si andrà a parare in futuro. E, ed è notizia di martedì, ecco l’ingresso nel cast di Paul Rudd, che va ad arricchire un parterre d’interpreti notevolissimo e pienamente azzeccato anche nei ruoli secondari e minimi - che è dove gli americani vanno forte, come insegna René Ferretti di “Boris”.

Se, invece, non eravate a conoscenza dell’esistenza di “Only Murders in the Building” o non ne avete ancora guardato nemmeno un minuto, ecco qualche buon motivo per rompere gli indugi e dare il via alla visione. Si tratta di una serie che unisce il mistero alla commedia divertente e intelligente (e con Martin e Short non poteva essere altrimenti). Il ritmo è serrato, gli episodi scorrono piacevoli e alle risate si alternano i picchi di tensione per il lato crime della vicenda. Un po’ giallo stile Agatha Christie, un po’ commedia alla Woody Allen (impossibile non pensare al mitico “Misterioso omicidio a Manhattan”), è una serie che non lascerà sicuramente insoddisfatti.

Menzione finale che rende ancora più imperdibile il tutto: l’oggi 77enne Steve Martin ha annunciato che questo sarà il suo progetto lavorativo finale e che, alla conclusione di “Only Murders in the Building” (il suo debutto in uno show televisivo, peraltro) andrà in pensione. Già questo giustifica la scelta di accendere la tv, o no?

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