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«Fa così male». Condannato a morte, il suo cuore batte ancora dopo l'iniezione

L'uomo aveva un pacemaker che ha mandato delle scariche per rianimarlo. È morto circa dieci minuti dopo aver urlato di dolore
Depositphotos (motortion)
Fonte ATS
«Fa così male». Condannato a morte, il suo cuore batte ancora dopo l'iniezione
L'uomo aveva un pacemaker che ha mandato delle scariche per rianimarlo. È morto circa dieci minuti dopo aver urlato di dolore

NEW YORK - Esplode la polemica negli Stati Uniti sull'esecuzione con un'iniezione letale di un uomo, Byron Black, giustiziato nel Tennessee. Stando a quanto ha riferito il suo avvocato Kelley Henry, il condannato mostrò segni di «attività cardiaca sostenuta» per quasi due minuti dopo essere stato dichiarato morto.

La vicenda - riporta il "Guardian" - risale allo scorso agosto, ma la rivelazione sulla sua attività cardiaca è stata denunciata solo in questi giorni. Poco prima di essere messo a morte era stata avviata una battaglia legale sulla disattivazione del pacemaker. La Corte suprema dello Stato stabilì infatti, che Black, 69 anni, poteva essere messo a morte con il suo dispositivo cardiaco ancora funzionante, nonostante il timore che il macchinario potesse erogare dolorose scosse al cuore per cercare di rianimarlo durante l'iniezione letale.

E così infatti è stato: testimoni raccontarono che, dopo l'iniezione letale, Black iniziò a respirare e a sospirare rumorosamente, e dopo diversi minuti gemette di agonia, dicendo: «Non ce la faccio» e «fa così male». Quindi sollevò ripetutamente la testa e poi fu dichiarato morto circa 10 minuti dopo aver gridato di dolore. L'avvocato all'epoca definì la sua esecuzione «fallita al 100%".

Nei giorni scorsi il legale ha riferito ad un giudice che un elettrocardiogramma ha mostrato quasi due minuti di attività continua nel cuore dopo che le autorità ne avevano dichiarato il decesso.

Black è stato nel braccio della morte per 35 anni per alcuni omicidi commessi nel 1988: quello della fidanzata Angela Clay e delle due figlie di lei, di nove e sei anni. Si è dichiarato innocente, sebbene i suoi avvocati avessero concentrato i loro sforzi legali sulla sua disabilità intellettiva, sostenendo che era illegale per lo Stato ucciderlo nelle sue condizioni.

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