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STRAGE DI ERBAOlindo e Rosa di nuovo a Erba? Sì, ma come sculture

28.02.24 - 11:04
La provocazione artistica, realizzata da Nicolò Tomaini, lascia interdetti e promette di non passare inosservata.
Nicolò Tomaini / Facebook
Olindo e Rosa di nuovo a Erba? Sì, ma come sculture
La provocazione artistica, realizzata da Nicolò Tomaini, lascia interdetti e promette di non passare inosservata.

ERBA - Olindo Romano e Rosa Bazzi, condannati in via definitiva per pluriomicidio, sono tornati a Erba. Ma - fermi tutti - solo sotto forma di sculture e a favore di videocamera. L'opera controversa, apparsa nella notte tra ieri e oggi (28 febbraio) sotto i portici della piazza del mercato della cittadina brianzola teatro della strage, è una provocazione vera e propria. Tanto da lasciare interdetti fin dal primo sguardo.

«Quale verità?» - Restiamo a contemplare l'opera, incapaci di comprendere i confini tra vero e falso, tra commedia e tragedia. "The lovers", il nome dato alla scultura, è a firma dell'artista italiano Nicolò Tomaini, che su Facebook spiega il senso della sua fatica, insieme al contributo del critico Filippo Mollea Ceirano, e cioè «come nella società contemporanea si possa costruire una verità ufficiale, che poi all’occorrenza si può anche decostruire con gli stessi identici strumenti, per rifarla ancora e disfarla, tutte le volte che si vuole».

Il richiamo è dunque sia alla spaccatura dell'opinione pubblica, tra colpevolisti e innocentisti, sia alla divisione all'interno della giustizia stessa che, nonostante la colpevolezza dei due, sancita dall'ergastolo nei tre gradi di giudizio, ora potrebbe essere clamorosamente rimessa in discussione e chissà (?) ribaltata.

«Tanto incredibili da dovere essere vere» - È fissata infatti per il prossimo 1 marzo l'udienza a Brescia - alla presenza sia di Olindo che di Rosa - per decidere sulla richiesta di revisione del processo. E non c'è forse chiusura migliore a questa ennesima pagina dedicata alla strage, se non quella postata sul profilo dall'artista: alla fine restano «le immagini statiche di Olindo e Rosa, tanto incredibili da dovere essere vere».



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