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REGIO INSUBRIA: Uccise il fratellino, ma non finisce a processo

Marco Tavecchio, il giovane di Albavilla che ha burtalmente ucciso il fratello é stato dichiarato totalmente insano di mente.
REGIO INSUBRIA: Uccise il fratellino, ma non finisce a processo
Marco Tavecchio, il giovane di Albavilla che ha burtalmente ucciso il fratello é stato dichiarato totalmente insano di mente.
ALBAVILLA. Marco Tavecchio, il giovane di Albavilla che nella primavera scorsa uccise brutalmente il fratellino Davide di appena 8 anni, non verrà processato. E questo sulla corta delle perizie psichiatriche svolte in questi mesi da due esperti (Con...
ALBAVILLA. Marco Tavecchio, il giovane di Albavilla che nella primavera scorsa uccise brutalmente il fratellino Davide di appena 8 anni, non verrà processato. E questo sulla corta delle perizie psichiatriche svolte in questi mesi da due esperti (Conti e Bianchi) nominati dalla Procura i quali nelle loro relazioni non lasciano margini a dubbi: il ragazzo non può essere processato perché completamente non in grado di intendere. In poche parole quel maledetto giorno non sapeva cosa stava facendo. Che il giovane avesse problemi di tipo psichiatrico era un particolare emerso sin dalle prime indagini. Il 21enne dopo il delitto vagò per una intera giornata in zona e venne arrestato da una pattuglia dei Carabinieri mentre era seduto sui gradini di un negozio di Lambrugo. Marco era apparso evidentemente sconvolto ma forse neppure lui si era ancora reso del tutto conto del suo tremendo gesto. Un gesto che, sembra, non aver spiegazioni. Un raptus. Un qualcosa che, come ebbe modo di affermare in quei giorni il Colonnello dei Carabinieri Fausto Vignola, gli ha “profondamente devastato la psiche”. Il ragazzo, inebetito, aveva girovagato per tutta la notte e tutta la giornata successiva al delitto, rimanendo nel raggio di 2 chilometri della luogo dell’omicidio. Ma ricostruiamo in sintesi quanto accadde: Marco e Davide Tavecchio, come spesso amavano fare, si allontanano da casa assieme attorno alle 17.00. Ed è poco più tardi che una donna li nota entrare nel bosco situato alle spalle della loro abitazione che si affaccia su via Prealpi, la Provinciale che da Como porta a Lecco e che attraversa la frazione di Carcano di Albavilla. Alle 18.00 un uomo, invece, ha visto uscire dalla zona boschiva soltanto il fratello più adulto. Intanto, preoccupati per il mancato rientro dei due figli, il papà Lorenzo, artigiano in pensione da qualche anno, e la mamma Valeria lanciano l’allarme. Immediatamente scattano le ricerche con decine di uomini impegnati a setacciare tutta la zona circostante il luogo della scomparsa. Alla mezzanotte e 5 viene trovato da alcuni volontari il corpicino privo di vita. La testa è fracassata. Vicino un grosso bastone che è stato subito posto sotto sequestro. Arriva il Magistrato, il Sostituto Procuratore Roberto Arnaldi della Procura di Como, e il Medico Legale che, da una prima visita, fa risalire l’ora del decesso ad una ritenuta compatibile con quella della sparizione. Subito i sospetti si indirizzano sul fratello di cui non si hanno più notizie. Al mattino, dopo una notte di angoscia sempre più crescente, alle prime luci dell’alba, si alza in volo anche un elicottero, mentre i Carabinieri della Stazione di Erba, oltre a quelle del circondario e del Comando Provinciale di Como raccolgono testimonianze utili a ricostruire l’accaduto. Marco viene più volte segnalato nei dintorni. Alle 16.00 viene individuato e bloccato in centro Lambrugo. E’ seduto sui gradini da danno accesso ad un negozio. La maglietta sporca di sangue e che, assieme al bastone, verrà ora inviata agli esperti del Centro Investigativo Scientifico dei Carabinieri per essere sottoposta alle perizie tecniche del caso. Marco viene condotto al Comando Provinciale e affidato al Magistrato di turno che lo interroga alla presenza dell’avvocato d’ufficio Daniela Corengia di Como. Non ammette. Non respinge le accuse. Solo frasi deliranti. Ma cosa è accaduto in quel maledetto bosco? Marco e Davide potrebbero aver litigato per una banalità. Quel che è certo è che il bimbo si è reso conto che stava per succedergli qualcosa di grave. Tenta di fuggire. Viene inseguito. Fatti 20 metri il fratello lo raggiunge e, forte anche la corporatura da adulto, lo immobilizza. Poi infierisce su di lui con un bastone. Colpisce ripetutamente dove capita. Il corpo di bambino è pieno di lividi. Infine il colpo fatale: una vigorosa bastonata al capo. Dunque per Marco Tavecchio non ci sarà il processo ma per lui si spalancano le porte di un ospedale Psichiatrico, forse quello in provincia di Firenze dove già si trova e dove potrebbe rimanerci per non meno di 5 anni.
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