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«Il ritiro del telefono ha fatto scattare tutto. Quello stupro non è mai avvenuto»

È quanto sostiene la difesa del 45enne accusato di aver abusato della sua figliastra, che ha chiesto l'assoluzione. «Lei era arrabbiata per quella punizione».
Deposit (simbolica)
«Il ritiro del telefono ha fatto scattare tutto. Quello stupro non è mai avvenuto»
È quanto sostiene la difesa del 45enne accusato di aver abusato della sua figliastra, che ha chiesto l'assoluzione. «Lei era arrabbiata per quella punizione».

LUGANO - «Il telefono è il centro del mondo di questa ragazzina, toglierglielo vuol dire diventare un nemico e un potenziale bersaglio. Questo improbabile stupro, dunque, non è mai avvenuto». È quanto ha sostenuto questo pomeriggio alle Assise criminali l'avvocato Daniele Iuliucci, chiedendo l'assoluzione del 45enne del Luganese accusato di avere abusato sessualmente della sua figliastra 12enne.

La sentenza è attesa per giovedì 4 dicembre.

«Queste accuse non stanno in piedi», ha sottolineato la difesa. «Quello messo in atto è un tentativo di ritorsione da parte di una bambina che con il ritiro del telefono si è vista tagliare i contatti sociali».

«Fantasie generate dalla rabbia» - «In corso di inchiesta si è passati dal parlare di qualche bacio e toccamento al denunciare un improbabile stupro», ha continuato l'avvocato. «Parliamo però di un evento che non è mai accaduto. La figliastra ha proferito queste fantasie per rabbia contro il patrigno, che le aveva ritirato il telefono, e per attirare le attenzioni delle sue amiche, che per loro stessa ammissione in quel periodo l'avevano un po' messa da parte».

Le confessioni della ragazzina, che a quel punto aveva 14 anni, sono poi avvenute nel 2020. «Un periodo in cui la pandemia aveva messo i giovanissimi a dura prova. E una sua amica aveva appena dichiarato che aveva subito cose di questo genere».

«Una tempesta adolescenziale» - Iuliucci ha quindi ricostruito gli avvenimenti che hanno portato allo scoppio del caso. «Nel dicembre del 2020 la presunta vittima e una sua amica bigiano una lezione. Vengono scoperte e la scuola avverte i genitori, che sgridano la figlia. Quella sera come punizione le vengono ritirati il telefono e la borsetta. Con questo episodio ordinario inizierà una settimana di continue tensioni in cui si è scatenata un'intensa tempesta adolescenziale». Secondo la difesa, «travolta da quel vortice, la ragazzina ha sfogato la sua frustrazione dove poteva, con le sue amiche, con una narrazione che ha poi dato origine a un procedimento penale».

Sì, perché il racconto fatto alle amiche giunge all'orecchio dei genitori, che riferiscono tutto alla scuola, che a sua volta allerta la polizia.

«È rimasta prigioniera delle sue bugie» - Da lì l'adolescente «è rimasta prigioniera delle sue bugie, vittima del suo stesso racconto. Un racconto di fantasia divenuto incontrollabile. La ragazzina ha lanciato una palla di neve giù da un pendio e non si aspettava di certo che si trasformasse in una valanga».

In seguito alla denuncia «le è poi mancato il coraggio di ammettere che aveva detto una menzogna. Il che è avvenuto in un contesto in cui assistenti sociali e avvocati le hanno riferito che se avesse ritrattato sarebbe stata lei a finire nei guai».

«Molte versioni dei fatti e contraddizioni» - Iuliucci ha in seguito affermato che non vi è una sola prova, né un indizio oggettivo che confermi il racconto accusatorio. «Senza contare che nelle sue dichiarazioni la ragazzina è stata incostante. Non ha fornito una sola versione dei fatti, ma molte, contraddicendosi alle volte anche nello stesso interrogatorio».

La vittima «si è poi mostrata reticente nel rispondere alle domande della polizia, nonostante nei giorni precedenti avesse raccontato le sue sventure a un gran numero di persone». E, secondo la difesa, le domande a lei poste durante gli interrogatori non sarebbero state sufficientemente aperte e avrebbero influenzato le sue risposte.

Per la difesa, oltretutto, «non è vero che nel primo interrogatorio l'adolescente ha omesso la violenza carnale "per paura": l'ha omessa perché non è mai avvenuta».

«Ha parlato di ritrattare» - Iuliucci ha poi precisato che in seguito alla denuncia e alla privazione della custodia parentale della madre, la ragazzina è stata collocata presso una famiglia affidataria. «In quella sede, però, ha più volte chiesto "Se dovessi ritrattare tornerei dalla mia famiglia?" e ha detto di essere una bugiarda. Poi però, dopo imprecisati colloqui con l'avvocato Sandra Xavier, la ragazzina ha riorientato la sua rabbia contro la sua famiglia d'origine».

«Risposte influenzate» - Contestata inoltre la posizione dell'avvocato Xavier, che ha ricoperto sia il ruolo di avvocato della vittima che di sua curatrice, «interferendo» negli interrogatori. La ragazzina, secondo la difesa, avrebbe quindi fornito «risposte influenzate e racconti modellati per soddisfare la sua persona di fiducia».

«Due bravi genitori, sono stati esaminati a fondo» - «Mancano poi totalmente tutti gli indizi tipici che si riscontrano nel quadro di reati di questo tipo», ha aggiunto l'avvocato Simone Creazzo. «Nessun messaggio sospetto, nessuna immagine ambigua, niente nella cronologia del computer».

La famiglia formata dai due imputati, infine, «è stata esaminata a fondo da assistenti sociali, medici e psicologici attraverso colloqui e controlli a sorpresa. E tutti hanno concordato che ci troviamo di fronte a due bravi genitori».

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