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«Una bambina abusata sessualmente dal patrigno e moralmente dalla sua mamma»

L'accusa chiede quattro anni di carcere per il 45enne che avrebbe abusato sessualmente della sua figliastra. Due anni sospesi con la condizionale per la madre.
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«Una bambina abusata sessualmente dal patrigno e moralmente dalla sua mamma»
L'accusa chiede quattro anni di carcere per il 45enne che avrebbe abusato sessualmente della sua figliastra. Due anni sospesi con la condizionale per la madre.

LUGANO - «Quest'uomo ha degradato la sua figliastra a un oggetto, ha approfittato della sua fiducia e l'ha violentata sfruttando la sua superiorità fisica. E la madre l'ha abbandonata». È quanto ha detto stamattina alle Assise criminali di Lugano la procuratrice pubblica Valentina Tuoni, riferendosi al 45enne accusato di aver abusato sessualmente della sua figliastra, e a sua moglie 42enne, che avrebbe costretto la bambina al silenzio.

Per l'uomo la pubblica accusa ha chiesto quattro anni di carcere, oltre al divieto di esercitare attività professionali o extraprofessionali a contatto con minorenni. Per la madre, invece, sono stati chiesti due anni di detenzione sospesi con la condizionale per un periodo di prova due anni.

«Aveva in casa il suo abusatore» - «Quando aveva tra gli 11 e i 12 anni la vittima è stata oggetto di attenzioni sessuali da parte del patrigno», ha contestualizzato Tuoni. «Solo dopo aver subito un rapporto completo ha trovato il coraggio di parlare alla madre. Ma, per paura di compromettere la loro vita familiare, le ha raccontato solo di baci e toccamenti. La madre a quel punto ha affrontato il marito, lui non ha negato e non ha fatto una piega, si è scusato con la bambina e non l'ha più toccata».

Da quel momento «gli anni passano, la bambina cresce, ma il ricordo dell'abuso non va via. Senza contare che deve continuare a vivere con il suo abusatore in casa». Così, a scuola, la ragazzina si confida con le amiche.

«Non chiede nulla se non la verità» - La procuratrice ha quindi sottolineato che non è la vittima ad aver fatto partire il procedimento penale. «Il racconto fatto alle amiche è arrivato alle loro mamme, che hanno segnalato tutto alla scuola. E la scuola ha coinvolto la polizia». Oltretutto, «la ragazza non ha chiesto nessun risarcimento. Non chiede niente da questo procedimento se non che giustizia sia fatta».

E ancora: «Pensiamo alle giustificazioni fornite dal patrigno: ti tolgo il telefonino perché sei una viziata e in tutta risposta tu mi denunci. Poi, però, non vuoi neanche un soldo? Non ha senso».

L'allontanamento dalla Svizzera - Dall'avvio del procedimento penale, inoltre, la vittima si è ritrovata sola al mondo. «A un certo punto, quindi, chiama la zia, che risiede all'estero. E anche a lei racconta di essere stata violentata dall'imputato. Patrigno e madre tentano di convincerla a firmare una lettera in cui ritira le accuse, ma lei non si tira indietro. Quindi accetta di trasferirsi all'estero dalla zia, firmando un documento in cui dichiara di allontanarsi volontariamente dalla Svizzera. Per lei era la possibilità di cambiare aria, ma non aveva capito che si trattava di un pretesto per allontanarla dalle autorità giudiziarie ticinesi».

«Nel suo Paese da quando arriva il ciclo le bambine possono sposarsi e fare sesso» - C'è poi un altro aspetto che ha fatto riflettere la pubblica accusa. «Ieri in aula la moglie ha dichiarato "mio marito non è un perverso". È vero, ma è cresciuto in un Paese dell'Asia meridionale dove le bambine non appena hanno il ciclo possono sposarsi e fare sesso. E solo da quest'anno sono in corso dei cambiamenti legislativi in questo senso. Ricordiamoci inoltre che la bambina ha riferito che il patrigno le aveva chiesto se aveva già avuto il ciclo».

Oltretutto, in seguito agli abusi, «il 45enne ha messo sotto pressione la bambina, spaventandola e dicendo che se avesse raccontato qualcosa alla madre sarebbe successo qualcosa di brutto alla famiglia».

La moglie, dal canto suo, «non ha protetto sua figlia e ha agito per motivi egoistici, abbandonandola e lasciandola sola su una barchetta in mezzo al mare».

«Nessuna fantasia, solo la verità» - La parola è quindi passata all'avvocato Sandra Xavier, rappresentante legale della vittima. «Finalmente è giunto il momento di dare voce alla mia patrocinata. Dal giorno in cui ho avuto la fortuna di conoscerla sono passati cinque anni. Anni in cui gli imputati hanno cercato ogni giorno di annientarla, di distruggerla, di silenziarla. Eppure siamo qua: lei non ha vacillato e chiede giustizia. Lo fa perché ciò che ha denunciato non è frutto della rabbia o di un capriccio. Non sono fantasie, ma è la verità, nient'altro che la verità».

«Un racconto grottesco» - Xavier ha quindi fatto riferimento alle dichiarazioni rese ieri da marito e moglie. «Hanno costruito un racconto tanto forzato da risultare grottesco, mancando di rispetto alla mia patrocinata descrivendola come una bambina con disagi mentali e comportamenti disfunzionali, che è capricciosa, indisciplinata, rabbiosa e si inventa le cose».

«Gli imputati sono arrivati a denunciarmi» - L'atteggiamento processuale degli imputati è quindi stato descritto come «segnato da resistenze» che hanno reso ogni passo, per la vittima, più difficile: «Hanno chiesto la mia destituzione e mi hanno denunciata penalmente attribuendomi con vergognosa meschinità le sofferenze della mia assistita», ha rivelato Xavier.

Per l'avvocato, quindi, la bambina è stata abbandonata e tradita dalla madre. Questo «dal momento in cui ha scelto di difendere il marito e ha cercato di farla ritrattare. La verità è che questa ragazza è stata doppiamente abusata: sessualmente da lui e moralmente da lei».

Una ferita profonda - Xavier, infine, ha osservato che stando al referto dello psichiatra oggi la vittima soffre di un disturbo post traumatico da stress e ha riportato traumi legati alla sessualità e alla figura maschile. A questo si sono aggiunti episodi autolesionistici e problemi del sonno.

Nel pomeriggio a esprimersi sarà la difesa.

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