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CANTONE«È stato un attentato terroristico», chiesti 14 anni per l'accoltellatrice della Manor

01.09.22 - 10:25
L'accusa propone 14 anni di detenzione per la 29enne, sospesi però a favore di un trattamento in una struttura chiusa.
Tipress
«È stato un attentato terroristico», chiesti 14 anni per l'accoltellatrice della Manor
L'accusa propone 14 anni di detenzione per la 29enne, sospesi però a favore di un trattamento in una struttura chiusa.
La giovane era conscia che il suo atto violento «avrebbe fatto parlare di lei e dello Stato Islamico», così la procuratrice federale Elisabetta Tizzoni.

LUGANO - Per la procuratrice federale Elisabetta Tizzoni non ci sono dubbi. Il doppio accoltellamento avvenuto il 24 novembre 2020 alla Manor di Lugano «è stato un attentato terroristico».

Quattordici anni - Per questo, e in virtù del fatto che l'autrice dell'atto, una 29enne del Luganese, «non ha mai mostrato un briciolo di pentimento», l'accusa chiede che l'imputata venga condannata a 14 anni di reclusione, di cui 11 per tentato assassinio e tre per adesione a gruppi Al Qaïda, Stato islamico e associati, sospesi a favore di un trattamento stazionario in una struttura chiusa. A questo si aggiungono 200 franchi di multa per ripetuto esercizio illecito della prostituzione.

Si è trattato di un folle gesto o di terrorismo?, questa è la domanda da porsi. «Le due ipotesi non si escludono», sottolinea Tizzoni. «Una persona con disturbi psichici di media entità può essere in grado di commettere un atto terroristico, volendo farlo e capendone la portata».

«I messaggi non mentono» - «Voglio seguire Dio fino a morire», «insegnami a usare le armi», «Far saltare in aria le sinagoghe e chiese cristiane svizzere», recita, ad alta voce, l'accusa. Sono solo degli stralci, questi, dei 2'507 messaggi pro Stato Islamico scambiati via chat, tra inizio ottobre e il 20 novembre 2020, dalla 29enne e due uomini siriani conosciuti online. E che, per la procuratrice federale «non lasciano il minimo dubbio sulle malefiche intenzioni della donna».

Tutto pianificato - Nei giorni precedenti all'attacco perpetrato al quinto piano della Manor, viene inoltre evidenziato, la giovane ha cancellato tutti i dati informatici dei suoi due cellulari e del suo portatile attraverso un programma specifico. Il che indicherebbe che «proprio così squilibrata non sembra essere». 

«Voleva sgozzare le vittime come fa l'Isis» - Durante l'attacco, continua la procuratrice, la 29enne ha colpito alla gola «perché voleva tagliare la testa alle vittime, sgozzarle, come fa lo Stato Islamico». I testimoni, sottolinea poi, «hanno chiaramente sentito l'imputata urlare "Allahu Akbar", "Vendicherò il profeta Muhammad" e "Sono qui per l'Isis"».

«Nessuna confusione» - Il fatto che la giovane abbia raccontato gli avvenimenti dando varie versioni, anche discordanti, non indicherebbe poi «confusione», come sostenuto dalla difesa, «ma contraddittorietà, fenomeno inerente alla sua psicopatologia».

Segni indelebili - È un miracolo che le ferite riportate dalla prima vittima, oggi presente in aula, «non siano state fatali», continua l'accusa, «ma alcune rimarranno per sempre». «La vittima soffre di dolori alle mani, difficoltà nell'addormentamento, frequenti incubi notturni e, durante la giornata, di flashback». E, a causa di queste lesioni, non può più svolgere alcune mansioni nel suo lavoro di estetista.

«Voleva diffondere terrore» - La giovane «voleva assassinare non una, ma più vittime, senza alcuno scrupolo. Questo, in nome di un'ideologia estremista e violenta, che nega alla nostra società il diritto di esistere, e allo scopo di diffondere terrore nella popolazione». L'imputata «era conscia che l'attacco avrebbe fatto parlare di lei e dello Stato islamico». Per questi motivi «deve essere riconosciuta colpevole di ripetuto tentato assassinio».

La radicalizzazione - Il percorso intrapreso dalla donna è analogo a quello di molte persone radicalizzate all'estero, continua l'accusa riferendosi alla seconda imputazione, la violazione della Legge federale che vieta l'adesione ai gruppi Al-Qaïda, Stato Islamico e associati. «Certo, dell'ideologia dello Stato islamico la 29enne sa poco, ma rimane il fatto che si è attaccata, come molti, all'estremismo, nel tentativo disperato di sentirsi parte di un gruppo e esternare la sua adesione a organizzazioni terroristiche come lo Stato islamico».

L'attacco dell'imputata rientra «e non vi è dubbio in proposito» alla definizione di attacco terroristico, sottolinea infine Tizzoni, ovvero «un atto di inaudita violenza diretto contro vittime scelte a caso e fondato su una motivazione ideologica». 

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