Oltreconfine per esami e controlli medici: «Ecco quanto ho risparmiato in tre anni»

La testimonianza di un ticinese che varca il confine per risparmiare sulla sanità. Al netto dell'esplosione dei premi di cassa malati, conviene davvero?
LUGANO - «Ho alzato la franchigia, scelto il premio più economico e, per le visite mediche di base e gli esami di routine, mi reco in Italia». Così Marco* ha “risolto” il problema dell’aumento vertiginoso dei premi delle casse malati.
Un rincaro decisivo? - Dopo l'ennesimo rincaro annunciato lo scorso settembre, e in attesa che le due iniziative popolari targate PS e Lega vengano applicate dal Governo (esercizio questo tutt'altro che scontato e che potrebbe richiedere più tempo di quanto prospettato), alcuni ticinesi hanno iniziato a guardarsi intorno. Dove? Oltreconfine, in Lombardia per la precisione.
Il fenomeno non è certo nuovo, ma i costanti rincari che si sommano anno dopo anno potrebbero convincere sempre più ticinesi a seguire l'esempio di Marco.
Esami del sangue e di routine - «Varco il confine solo per gli esami del sangue, i controlli di routine oppure per qualche sintomo minore», continua Marco. «Una visita medica, con sistema di prenotazione online, costa circa 100 euro. Sono cifre diverse rispetto a quelle che si pagano in Svizzera.».
Nelle scorse settimane, sull’onda dello sdegno per gli annunci dei premi del prossimo anno, si è discusso molto di quei casi in cui, malgrado sintomi evidenti, si sceglie di ritardare la visita medica il più possibile per ragioni puramente economiche. Una scelta comprensibile ma che nasconde non poche insidie. «Ho aspettato un anno e mezzo per un'infiammazione alla prostata rimandando sempre la visita medica. Per finire sono stato ricoverato in semiurgenza da uno specialista in Italia, il quale mi ha chiesto subito: "ma perché non sei venuto prima?”».
Niente più rinvii - Il tutto si è poi risolto, ma l’esperienza ha fatto scattare qualcosa. «Da allora ho organizzato una routine annuale di test di base ed esami medici che svolgo in Italia. La cassa malati, invece, la utilizzerò solo in caso di problema serio».
Calcoli alla mano, negli ultimi tre anni, secondo Marco, conviene delocalizzare la salute di base e di routine in Italia e pagare i premi. «Complessivamente, ho calcolato di aver risparmiato mille franchi all’anno».
«Ormai è una routine. Prima ero un po’ più timoroso, non conoscevo bene il meccanismo in Italia. Ora invece è diverso. Ho scoperto che non è così complicato come può sembrare dall’esterno». Già, perché in Italia è permesso prenotare esami e visite mediche specialistiche senza prescrizione medica, "aggirando" così la visita dal medico di base.
L'altro lato della medaglia - Non è tutto oro quel che luccica. La trasferta in Italia comporta infatti alcune rinunce che, negli anni, potrebbero rivelarsi un peso ulteriore da dover gestire. «Sicuramente si perde la relazione con il medico di base. Ma anche in Italia si può scegliere di recarsi sempre dallo stesso dottore. La qualità è molto buona, è comparabile con quanto troviamo in Svizzera».
«Capisco le critiche e concordo con chi sostiene che sarebbe meglio spendere i soldi per la sanità qui in Ticino. Però, a un certo punto, è giusto anche che ognuno si faccia i suoi calcoli».
Pochi dati - Abbiamo cercato di raccogliere alcuni dati sul fenomeno interpellando varie cliniche italiane situate lungo il confine. A risponderci solo l'Ospedale Valduce di Como. «Non disponiamo di dati precisi per i pazienti ticinesi», ci ha spiegato il direttore. «Si perdono nella dicitura "stranieri" con i turisti che da aprile fino a settembre vengono per dei semplici controlli».
Detto questo, per quanto riguarda i ricoveri invece «posso confermare che, sia in chirurgia generale che ginecologia, accogliamo circa un paziente svizzero al mese. Non sono dati significativi e non è questo il nostro business principale. È un settore abbastanza marginale».
*nome di fantasia, vero nome noto alla redazione




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