La delusione degli organizzatori. «I cachet degli artisti sono folli per una realtà come la nostra».
BELLINZONA - Per gli appassionati di musica la chiusura di Castle On Air è certamente una notizia triste. In dieci anni di edizioni da tutto esaurito sono arrivati a Bellinzona artisti davvero interessanti. La tristezza è soprattutto però nelle parole di Gabriele Censi, ideatore di Castle on Air che alla manifestazione ha dato l'anima. «È il mio festival del cuore» ci ha detto. Già lo scorso anno aveva capito che l'evento poteva essere a rischio se gli artisti avessero continuato a pretendere così tanto economicamente. «Lo scorso anno abbiamo fatto di tutto pur di realizzare Castle On Air dato che erano i 10 anni della manifestazione, ma ora le esigenze di cachet degli artisti sono davvero folli. Avevamo iniziato delle trattative con alcuni artisti, ma avremmo dovuto fare dei prezzi che per la nostra realtà non sono proponibili».
Lo scorso anno il biglietto per Angelina Mango era di 35 franchi. L’entrata per vedere Annalisa costava 69 franchi. 79 franchi invece per gli Europe. Cifre abbordabili. Quest'anno magari qualcuno avrebbe visto volentieri Giorgia, Elodie o qualche altro cantante sanremese. «Per questi nomi i biglietti nel nostro contesto sarebbero andati oltre i 100 franchi. Il loro cachet supera il centinaio di migliaia di euro».
Come mai i cantanti hanno richieste economiche così alte? Bisogna dire che gli artisti oggi non vendono più dischi come una volta. I grandi incassi arrivano soprattutto con le esibizioni live. Da qui l’esigenza di aumentare il costo del biglietto. «È una bolla che sta scoppiando - avverte Censi - altri festival si sono tirati indietro di fronte a queste richieste, l’ambiente è caratterizzato sempre più da produttori squali. Fino a pochi anni fa gli stadi li facevano solo i grandi nomi come Vasco Rossi, gli U2, i Coldplay e poche altre star, oggi invece anche i cantanti minori vogliono lo stadio. Succede quindi che tanti promotor come il sottoscritto non ce la fanno più a realizzare concerti, a quel punto i cantanti raggruppano tutte le forze, si autoproducono e fanno il live allo stadio. Accade spesso che non riescano a riempirlo e allora regalano i biglietti in giro con i concorsi radiofonici».
Di fronte a uno scenario simile un promoter non può che alzare bandiera bianca. Con la speranza che non sia un'arresa definitiva. «Il nostro è uno stop, non è un addio definitivo. Magari la situazione nei prossimi anni cambierà e magari potremo raccontare una nuova storia musicale insieme».