A rilanciare l'idea è Gian-Luca Lardi, vice presidente dell'Unione svizzera degli imprenditori: «C'è una mentalità scorretta da sradicare».
BELLINZONA - Esami d'ammissione per potere accedere al liceo in Ticino. La proposta arriva da Gian-Luca Lardi, vice presidente dell'Unione svizzera degli imprenditori. Un'idea che si ispira a quanto accade in altri Cantoni. «Soprattutto nella Svizzera tedesca e orientale».
Non le sembra che sarebbe discriminatorio come concetto?
«Non si deve parlare di discriminazione. Si tratta di aiutare i giovani nell'instradarsi nel modo adeguato, compatibilmente con le caratteristiche della singola persona. Molti scelgono il liceo solo perché non hanno le idee in chiaro».
I giovani si sentono scolasticamente già sotto pressione. Questa sua idea non la aumenterebbe ulteriormente?
«No. Si creerebbe più consapevolezza. E poi si valorizzerebbe la via dell'apprendistato. Al momento è considerata ancora una via di serie B».
Sorge un problema: un giovane fa l'esame di accesso al liceo. Lo boccia. E poi resta a piedi un anno?
«L'esame di accesso dovrebbe essere fatto con una tempistica che poi non faccia perdere tempo a chi boccia. Al contrario la tempistica dovrebbe consentirgli di orientarsi verso altri scenari».
A settembre 2024 erano 1.198 gli iscritti alla prima liceo in Ticino. Il tasso di insuccesso in prima liceo è alto. Si aggira attorno al 30%.
«Appunto. Che senso ha permettere a tutti di accedere al liceo per poi fare una scrematura del genere? Meglio aiutare i ragazzi ad avere le idee chiare in anticipo».
Perché tanti ragazzi scelgono il liceo senza cognizione di causa?
«Perché non considerano in modo adeguato le alternative. La cultura latina vede la via "degli studi" classica come quella regina. I fattori che determinano se una persona avrà successo sul lavoro però sono altri. Ad esempio l'intraprendenza, le competenze sociali, la capacità di comunicare, il desiderio di continuare a imparare».
Sfatiamo il falso mito: liceo non deve più fare rima con carriera.
«È esattamente un falso mito che va sfatato. Oggi anche facendo l'apprendistato si può arrivare a ottenere un dottorato al Politecnico. La nascita delle Scuole universitarie professionali in questo è stata decisiva».
L'apprendistato è spesso promosso con la prospettiva della carriera. Ma un giovane potrebbe anche essere affascinato semplicemente dall'idea di portare a termine un apprendistato e di svolgere poi il mestiere scelto, o no?
«Certo che potrebbe. Assolutamente. La necessità è grande. C’è bisogno di gente che fa. Il mercato lo richiede. E chi ha fatto un buon apprendistato spesso riesce a tenersi stretto il posto di lavoro».
Forse a non attrarre sono i salari, in particolare in Ticino dove regna il problema del dumping?
«Un muratore dopo l'apprendistato in Ticino guadagna al primo anno 4.900 franchi circa. Non mi si venga a dire che non è uno stipendio interessante per un giovane. Chi sceglie la via liceale il primo salario lo vede magari a 25 anni».
Che possibilità c'è che il suo appello sull'esame d'entrata al liceo venga seriamente preso in considerazione?
«Non è la prima volta che se ne parla. Non dobbiamo stancarci di riproporre la questione. Combattiamo contro un atteggiamento culturale controproducente. Questa idea che il liceo porti a un maggiore successo nella vita professionale è radicata. Specialmente nelle teste dei genitori».
Ecco, le famiglie che peso hanno?
«Enorme. A volte non riescono a mostrare ai figli che il percorso liceale e successivamente accademico può nascondere delle trappole. La più dolorosa appare quando qualcuno termina il liceo e poi inizia l'università e la interrompe per vari motivi. Senza avere molto in mano. È devastante dal profilo psicologico».