La strana storia di un 50enne vittima di un incidente ciclistico. Per lui ricostruire l'accaduto sta diventando una missione impossibile.
CAPOLAGO - A un anno di distanza non sa ancora come è capitato il suo incidente. Michele A., 50enne luganese, quel lunedì 20 novembre del 2023 stava viaggiando in bicicletta a Capolago a fianco di un conoscente. Per poi ritrovarsi a terra col viso e il corpo pieno di ferite. Sul posto polizia e ambulanza. Ma nessuno pare avere redatto un rapporto. «Allo stesso tempo un garagista della zona ha dapprima dichiarato che il mio conoscente mi ha tagliato la strada con la sua bicicletta. Per poi ritrattare. Voglio la verità su cosa è successo quel giorno».
Problemi con l'assicurazione – Michele A. ne fa una questione di principio. Di responsabilità verso le assicurazioni (che qualche storia gliela stanno creando). Ma anche di giustizia. «Possibile che una persona, il garagista in questione, dichiari una cosa, firmandola, e poi qualche mese dopo la ritratti? Quel giorno, dopo la caduta, ho avuto un buco nero di un paio di minuti. Il garagista faceva riferimento alle immagini delle telecamere del suo garage. Io non ho potuto vederle perché dopo cinque giorni si cancellano automaticamente. E nemmeno gli agenti di polizia. Però la sua testimonianza sembrava chiara».
Paura di finire nei guai – Ed effettivamente il documento redatto e firmato il 3 gennaio del 2024 dal garagista appare anche fin troppo puntuale. L'uomo ha poi ritrattato le sue parole qualche mese più tardi. Come è possibile? Lo stesso garagista, interpellato da tio.ch, ammette: «La polizia mi ha chiamato più volte. A un certo punto mi hanno detto che dovevo essere sicuro al cento per cento di quello che dichiaravo. È subentrata un po' di paura. Perché di sicuro al cento per cento nella vita non c'è nulla. Sinceramente non volevo magari essere accusato di falsa testimonianza e quindi ho preferito lasciare perdere».
Sconforto – A maggior ragione nel caso specifico sarebbe stato utile il rapporto di polizia. «Che però non esiste – ribadisce Michele A. –. In nessuna forma. L’ho anche richiesto. Invano. Il conoscente che era con me nega qualsiasi coinvolgimento. La testimonianza iniziale del garagista mi fa però pensare il contrario. Questa situazione mi porta a dovermi giustificare come posso con le assicurazioni. E poi che sarebbe successo se nelle settimane dopo l'incidente avessi avuto gravi conseguenze di salute dopo l’incidente? Nessuno lo poteva sapere sul momento. Un rapporto servirebbe sempre».
La Polizia: «Prassi rispettata» – Interpellato da tio.ch il servizio comunicazione, media e prevenzione della Polizia cantonale, fa chiarezza su alcuni aspetti della vicenda: «Da parte della pattuglia intervenuta sul posto quel giorno sono stati effettuati i dovuti accertamenti. In quest’ambito le testimonianze raccolte non hanno evidenziato il concorso di terzi quale origine della caduta. Dopo l’intervento, una seconda pattuglia ha accertato le condizioni del malcapitato presso l’ospedale in cui era degente. Come da prassi in assenza di lesioni tali da metterne in pericolo la vita e in assenza del concorso di terze persone, il caso è stato trattato come infortunio, quindi senza la redazione di un rapporto».
Ulteriori verifiche – Successivamente, in base a nuovi elementi emersi, si è proceduto alla verifica della presenza di immagini e di ulteriori testimonianze. «Verifica che non ha prodotto novità. Qualora vi fossero nuovi elementi in merito alla dinamica dei fatti vi è comunque la possibilità di formalizzarli all’autorità di polizia. Per procedere poi, se fosse il caso, a eventuali ulteriori accertamenti. Infine, la persona vittima della caduta, direttamente o tramite la propria assicurazione, ha la possibilità di richiedere la conferma d’intervento al comando della Polizia cantonale».