Cerca e trova immobili
Un ticinese alla Cop28 per dare voce ai giovani

COP28Un ticinese alla Cop28 per dare voce ai giovani

15.11.23 - 06:30
Nicolas Cavadini volerà a Dubai a inizio dicembre per partecipare ai colloqui delle Nazioni Unite per la protezione del clima
Association Suisse - Onu
Un ticinese alla Cop28 per dare voce ai giovani
Nicolas Cavadini volerà a Dubai a inizio dicembre per partecipare ai colloqui delle Nazioni Unite per la protezione del clima

LUGANO / DUBAI - Da anni l'esito delle Conferenze delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici è a un punto fermo. La Cop del 2015, da cui è nato l'Accordo sul Clima di Parigi, è stata se vogliamo l'ultima a indicare che la volontà di attuare delle strategie a protezione dell'ambiente e dell'umanità esiste ancora. A oggi, pochi degli obiettivi sono stati spuntati dalle varie liste e molte delle promesse sono state riportate a data da destinarsi.

Nel corso dell'ultimo anno 25 dei 30 parametri vitali della Terra hanno toccato livelli record, 62mila persone in Europa sono morte a causa del caldo e ben 200 riviste scientifiche hanno chiesto all'Oms di dichiarare un'emergenza sanitaria globale al fine di implementare un programma volto a contrastare rapidamente i cambiamenti climatici.

Tra meno di un mese si terrà a Dubai una criticatissima Cop28. Tra le varie delegazioni partecipanti, si inserirà anche quella del ticinese Nicolas Cavadini, che sta conseguendo un master in Public Management and Policy presso l'Istituto superiore di studi in amministrazione pubblica a Losanna ed è membro dell'Ong Swiss Youth For Climate. Lo abbiamo incontrato a qualche settimana dalla partenza.

Dal Ticino alla Cop28, come si fa?
«Tutto è cominciato tre anni fa quando sono entrato nel mondo delle Nazioni Unite a Ginevra. Finiti i miei studi al Liceo di Mendrisio, ho cominciato il mio Bachelor in Relazioni Internazionali all'Università di Ginevra. Ho scoperto un mondo che mi era sconosciuto: quello del multilateralismo, della diplomazia e della collaborazione internazionale. Affascinato, sono entrato in varie iniziative e Ong giovanili, che mi hanno permesso di acquisire delle capacità molto utili in questo ambiente. Ho avuto la possibilità di rappresentare la Svizzera e la gioventù in varie conferenze ed eventi a livello internazionale, come a Madrid, Parigi, Mosca e Tirana. Da questo settembre sono diventato membro della Swiss Youth For Climate (Syfc): un'organizzazione non governativa che lotta in Svizzera e all’estero per la giustizia climatica e per un coinvolgimento maggiore dei giovani in questo settore. Visto il mio interesse per la protezione del clima in generale e le mie capacità diplomatiche, sono poi stato selezionato come membro della delegazione della Syfc che parteciperà alla Cop28 a Dubai agli inizi di dicembre».

In che cosa consisterà il tuo lavoro?
«Si dividerà essenzialmente in due parti: lobby politica e Difesa del clima. La prima consisterà nel cercare in tutti i modi di inserire le nostre idee e proposte nelle negoziazioni ufficiali. Questo tipo di lavoro, di pura negoziazione, verrà svolto con la delegazione Svizzera della Confederazione e con altre delegazioni. La seconda, invece, riguarda la partecipazione giovanile a questo tipo di eventi. In qualità di Ong di giovani per i giovani, avremo il compito di lavorare con le altre delegazioni giovanili della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici per proporre le nostre idee e fare in modo che le voci dei giovani svizzeri vengano ascoltate nella lotta per i cambiamenti climatici».

Quali sono i punti su cui la tua delegazione intende insistere?
«Vorremmo venisse creato un sistema di responsabilità climatica, nel quale si riconosce chi ha inquinato di più e quindi pagare/compensare per i danni causati. Insisteremo inoltre per una gestione neutrale del Loss and Damage Fund che permette di aiutare i Paesi più a rischio e toccati dai cambiamenti e dai disastri climatici. E lavoreremo affinché i giovani vengano maggiormente considerati: purtroppo ancora oggi molti governi, spesso oltre a fare del “Greenwashing” (ecologismo di facciata), fanno anche del “Youthwashing” cioè un coinvolgimento dei giovani solo di facciata».

Avevi mai partecipato a un evento di questo tipo? O comunque ti eri mai interfacciato con questo mondo?
«Ho già partecipato a degli eventi simili legati alle Nazioni Unite e nel mondo internazionale. Per esempio conferenze di simulazione delle Nazioni Unite, eventi per i giovani proprio per sviluppare delle competenze diplomatiche e di negoziazione. Questo però è il mio primo evento legato al clima e ne sono molto felice, perché la Cop28 secondo me, sarà un punto di svolta per le negoziazioni climatiche».

Pensi che eventi come la Cop abbiano un’utilità effettiva?
«Sicuramente si. La Cop ha un'utilità in quanto piattaforma di dialogo e di negoziazione, se non ci fosse, credo proprio che non vi sarebbe nessuna possibilità per noi di fronte ai cambiamenti climatici. La gente spesso non lo sa, ma le decisioni prese alla Cop devono essere unanimi. Questo vuol dire che tutti i Paesi devono essere d’accordo, e vista la diversità di interessi è spesso un'impresa molto complicata. Resta comunque una domanda lecita, quella della sua efficacia, perché se si guarda a quante Cop ci sono state nel corso del tempo, siamo arrivati alla 28esima e abbiamo raggiunto pochi traguardi. Ma credo che sia importante non perdere le speranze, come anche per l’Onu in generale, e continuare a lavorare per far sì che si arrivi a una soluzione. Il sistema delle Cop e anche dell'Onu può essere un po’ arrugginito, ma proprio per questo il coinvolgimento dei giovani è importantissimo, perché starà a noi creare dei sistemi multilaterali che ci rappresentino e che funzionino».

Una critica che viene spesso mossa a chi partecipa alla Cop è il mezzo con il quale sceglie di raggiungerla. Come ti poni da questo punto di vista?
«Tutta la delegazione andrà in aereo. È vero: è un mezzo molto inquinante, ma non c'è altro modo per arrivare a destinazione. La location della Cop è sempre motivo di grande discussione, ma trovo che sia giusto per tutti i Paesi che venga cambiato il luogo di incontro ogni anno. Si potrebbe valutare di svolgere gli incontri online, ma come ha mostrato la pandemia da Covid-19, questo renderebbe le negoziazioni molto meno efficienti, complicate e lente. Quindi trovo importante mantenere il lato umano, perché solo insieme riusciremo a tirare fuori la nostra parte migliore, creativa e innovativa».

Entra nel canale WhatsApp di Ticinonline.
NOTIZIE PIÙ LETTE