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CANTONEElettori italiani fantasma: «In quattro anni ho ricevuto la schedina una sola volta»

05.09.22 - 08:35
Alle scorse votazioni 20mila plichi elettorali non sono arrivati a destinazione. Le spiegazioni del Consolato
Reuters
Elettori italiani fantasma: «In quattro anni ho ricevuto la schedina una sola volta»
Alle scorse votazioni 20mila plichi elettorali non sono arrivati a destinazione. Le spiegazioni del Consolato

LUGANO - «Alle scorse votazioni, solo un membro della nostra famiglia ha ricevuto la schedina». Il 25 settembre i cittadini italiani sono chiamati alle urne per decidere le sorti del prossimo governo. Molti temono che, anche questa volta, saranno tagliati fuori e privati di un loro diritto.

Nella pagina dedicata ai diritti degli elettori residenti all'estero del Ministero degli Affari interni italiano si legge che, per esprimere il proprio voto, è necessario essere «iscritti all’Aire e nelle liste elettorali» e aver «compiuto i 18 anni».

tio.ch/20Minuti ha interpellato alcuni cittadini italiani residenti in Ticino su quante volte, dal compimento dei loro 18 anni, sono riusciti a esercitare il loro diritto di voto. C'è chi l'ha ricevuta una volta sola negli ultimi quattro anni. Chi si è chiesto se non sia necessario iscriversi. Ma a che cosa?

L'iscrizione all'Aire, ovvero all'Anagrafe degli italiani residenti all'estero, è obbligatoria e necessaria per poter detenere un documento d'identità valido e sta al cittadino stesso occuparsi della relativa documentazione; l'iscrizione alle liste elettorali avviene invece d'ufficio una volta che si diventa maggiorenni.

20mila buste mai consegnate - Dal Consolato generale d'Italia di Lugano fanno sapere che nel quadro del referendum avvenuto nel mese di giugno, «le poste svizzere ci hanno restituito circa il 20% delle schede elettorali che non hanno potuto recapitare perché il destinatario risultava sconosciuto all’indirizzo indicato; si è trattato di circa 20'000 plichi». Dai dati del consolato, in Ticino risiedono 125mila cittadini italiani e 100mila di questi sono elettori.

Perché le buste non arrivano? - Una lettrice di tio.ch/20Minuti racconta che sono anni che riceve la scheda di voto a un indirizzo in cui non ha mai vissuto e che corrisponde invece a quello in cui viveva l'uomo che ha poi sposato. Dopo numerose chiamate in Consolato, non riesce ancora a risolvere questo problema.

Sempre il Consolato ricorda che un cambio di domicilio può essere comunicato tramite il portale FastIt. «È chiaro che se abbiamo un indirizzo vecchio gli interessati non riceveranno le schede elettorali, che possono comunque richiedere in consolato, nel caso delle presenti elezioni, a partire dall'11 settembre».

Un'altra lettrice spiega di essere andata a vivere da sola nel mese di aprile del 2022 e di aver seguito l'iter del cambio d'indirizzo. Nonostante questo lo scorso giugno non ha ricevuto niente. A casa dei genitori è invece arrivata la schedina della sorella maggiore, che vive fuori da diversi anni. Per gli altri membri della famiglia, che in totale sono cinque, e vivono a quell'indirizzo da quasi dieci anni, nulla.

In un altro caso, una giovane che oggi ha 21 anni e che ha sempre vissuto nella medesima casa, ha ricevuto una sola volta in tre anni la documentazione necessaria per votare in Italia.

Ci sono quindi elettori che vorrebbero esprimere il proprio voto, ma non riescono. E il Consolato di Lugano, da tali lamentele, prende le distanze, affermando di non essere a conoscenza di tali situazioni. «Se non lo fanno è perché desiderano astenersi. I plichi infatti gli sono stati regolarmente recapitati».

Che ci sia quindi un possibile inghippo nelle spedizioni? Interpellato, un portavoce della Posta Svizzera, ha affermato che lo scorso giugno «sono stati ritornati poco meno di 15'000 invii non recapitabili al Consolato Generale d’Italia». E i motivi sono questi: «Indirizzo insufficiente, deceduto, termine di rispedizione scaduto».

La Posta fa notare che «buona parte di questi invii non correttamente indirizzati è riconosciuta direttamente dalle macchine». Ciò vuol dire che i plichi non saranno mai presi in consegna dai dipendenti postali e che si perde di conseguenza «la possibilità di, eventualmente, “porre rimedio”».

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