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CANTONEDagli alberi abbattuti dal vento spunta un "raccolto" di 112mila metri cubi

24.05.22 - 06:30
Una notte tempestosa all'origine del primato ticinese della produzione legnosa
Tipress
Dagli alberi abbattuti dal vento spunta un "raccolto" di 112mila metri cubi
Una notte tempestosa all'origine del primato ticinese della produzione legnosa
Da record anche i costi, ma Roland David, capo della Sezione Forestale, sottolinea: «Bisognerebbe poter monetizzare anche le funzioni del bosco a favore della nostra società»

BELLINZONA - In una pista d’atletica questo record non sarebbe stato omologato. Causa vento esagerato. Difficilmente, invece, verrà spazzato via il primato del 2021 per la produzione legnosa nei boschi ticinesi: 112’438 metri cubi. «È il dato più elevato degli ultimi cinquant’anni e segna una crescita del 13.2% rispetto alla media degli ultimi quattro anni» commenta Roland David.

Come birilli - Questo importante aumento, continua il capo della Sezione forestale, «è in gran parte da attribuire alla rimozione del legname finito a terra nella notte tra il 2 e il 3 ottobre 2020, quando una tempesta di scirocco, accompagnata da precipitazioni importanti, ha provocato rovesciamenti e schianti di alberi nel Mendrisiotto, in Leventina e in Alta Vallemaggia». Tolti gli interventi di rimozione più urgenti, la parte più consistente dei lavori è stata effettuata lo scorso anno. Dal bosco non è uscita solo legna da ardere, ma anche 23’090 mc di legname d’opera: «Il terzo valore dell’ultimo decennio - sottolinea David -, con un interessante incremento del legname di latifoglie, che si spera possa trovare conferme nei prossimi anni».

Un lavoro delicato - Una montagna di legna da rimuovere - se osservata con l’occhio guercio del profitto - non pare un buon affare. Sempre nel 2021 si è registrata infatti la perdita (pure da record) di 14.4 milioni di franchi (quasi 18 mio di costi a fronte di un ricavo vendita di 3.4 mio). L’origine tempestosa contiene già gran parte della spiegazione: «È chiaro - dice il caposezione - che i lavori di raccolta del legname infortunato, situato per la maggior parte in terreni impervi, ha comportato costi maggiori». Lavori complessi e delicati, anche per via della «necessità di prestare la massima attenzione alla sicurezza della manodopera».

Un rosso…crociato - L’ultima volta che i boschi pubblici ticinesi hanno dato un ricavo netto positivo (+226mila franchi) è stato nel 1985. «Ma questa situazione tocca tutti i proprietari di bosco svizzeri - rileva David -, compresi quelli dell’Altipiano, che dal punto di vista del legname d’opera offre sicuramente condizioni più interessanti. Sono diversi anni che le grandi Aziende forestali della Svizzera presentano dei bilanci a cifre rosse, mitigati unicamente grazie ai contributi pubblici».

Il fattore umano - La situazione odierna, rispetto a quattro decenni e oltre fa, si deve a due fattori: «Innanzitutto - spiega David - il crollo del mercato del legno, i cui prezzi si sono più che dimezzati. Ciò è dovuto essenzialmente all’arrivo sul mercato di legname d’opera dall’Europa del nord e dell’est, di buona qualità e a prezzi nettamente inferiori ai nostri». A questa situazione, protrattasi dagli anni ‘80 a fine del 2020, si aggiunge «l’aumento dei costi di lavorazione dovuto a più motivi. Le condizioni salariali, ad esempio, sono mutate a favore degli operai forestali, che svolgono un lavoro molto difficile e anche pericoloso». Senza dimenticare il già citato rispetto delle misure di sicurezza, l’accresciuta formazione professionale, il costo dei carburanti… Infine c'è la costante delle difficili condizioni topografiche del Ticino, per cui «l’evoluzione tecnologica, che pure c’è stata, ha potuto mitigare solo in minima parte l’aumento dei costi di lavorazione».

La spinta delle materie prime - Il futuro, oggi più che mai nebuloso, potrebbe regalare qualche sorriso: «Dopo diversi anni di stagnazione - dice David - si sono registrati segnali di ripresa sul mercato del legno d’opera, soprattutto quello interno. Ciò sembra essere collegato alle difficoltà generali di approvvigionamento a livello internazionale. Ma è troppo presto, e troppe sono le incognite, per dire se questa situazione favorevole si potrà confermare nel tempo».

Più investimento che costo - In conclusione il valore della foresta va osservato con due occhi: «Per poter veramente fare un bilancio attendibile - sottolinea il caposezione - bisognerebbe poter monetizzare il ruolo che le funzioni del bosco esplicano a favore della nostra società. Se pensiamo già solo alle funzioni di protezione, svago e biodiversità». Sul terreno spuntano, peraltro, nuove sfide (i cambiamenti climatici e l’arrivo delle specie neofite invasive) «le quali non faranno che accrescere la pressione sui popolamenti boschivi e quindi di riflesso sugli interventi necessari per dare quella necessaria stabilità a lungo termine al nostro patrimonio boschivo». Il punto, rileva David, resta «la consapevolezza dell’enorme importanza che il bosco riveste per il nostro cantone». Per questo, conclude, «gli investimenti fatti annualmente nei boschi ticinesi, grazie all’attività dei proprietari (in primis i Patriziati) e dai beneficiari delle funzioni (in primis i Comuni), sostenuti in modo importante da Confederazione e Cantone, sono oltre che necessari anche più che sostenibili».

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