Inchiesta Lega: spunta il nome di Tettamanti

I magistrati italiani indagano sui conti pro-Salvini. Ma dal Ticino arriva la smentita di Fidinam
LUGANO - I conti dei leghisti italiani in Ticino fanno scalpore. Prima quello del governatore lombardo Attilio Fontana, nella bufera per una partita di camici off-shore. Ora nel mirino della magistratura milanese è finito - indirettamente - nientemeno che il leader Matteo Salvini: o meglio, i soldi utilizzati dal partito per finanziarne la campagna elettorale. E nelle carte dell'inchiesta spunta anche il nome del noto finanziere ticinese Tito Tettamanti.
Tutto è iniziato con l'arresto - venerdì scorso - di tre commercialisti vicini al Carroccio: Alberto Di Rubba, Andrea Manzoni e Michele Scillieri. L'accusa: riciclaggio internazionale. Attraverso un conto panamense, avrebbero fatto transitare in Svizzera dei fondi - circa 300mila euro - destinati al partito. Soldi frutto della compravendita di un capannone industriale nella periferia di Milano, il cui prezzo - sostengono gli inquirenti italiani - sarebbe stato "gonfiato" apposta.
Oggi il Corriere della Sera e Adnkronos aggiungono nuovi dettagli. I soldi sarebbero finiti in Ticino, e per la precisione in una società partecipata da Fidinam, la fiduciaria che fa capo appunto a Tettamanti.
Il finanziere luganese, 89 anni, è da molti considerato vicino all'area politica "sovranista". I giornali italiani ne ricordano i rapporti amichevoli con Steve Bannon, discusso ex consigliere di Donald Trump, il quale due anni fa aveva soggiornato nella villa di Tettamanti sul Ceresio, durante un viaggio in Europa.
Niente di male fin qui. Ma secondo la Guardia di Finanza italiana proprio in quel periodo, tra il 2017 e il 2019, i presunti "fondi neri" della Lega sarebbero transitati da Panama a una società di nome Fidirev, partecipata - attraverso una catena di altre società tra Italia e Lussemburgo - dalla Fidinam luganese. Movimenti su cui la Procura di Milano vuole vedere chiaro: una rogatoria internazionale è stata presentata al Ministero pubblico della Confederazione.
Dal canto suo Fidinam - in una nota odierna - prende le distanze dalle notizie di stampa. Tettamanti non è indagato, anche se il suo nome è citato nelle carte dell'inchiesta. «Il gruppo Fidinam dichiara la propria completa estraneità sia all'indagine che ai fatti oggetto della stessa» si legge nel comunicato.




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