Acquisito agli atti l'sms del coprimario a Sanvido in cui trova conferma il tono privato della comunicazione, ma anche il timore per il livello dello scontro : "Chissà dove andremo a finire"
LUGANO - «Chissà dove andremo a finire». Sono le 22.49 dello scorso 14 febbraio quando il professor Giovanni Pedrazzini, coprimario del Cardiocentro, invia un sms a Paolo Sanvido, presidente dell'Ente ospedaliero cantonale. «Caro Paolo, forse lo saprai già ma il Cdf (Consiglio di Fondazione, ndr) senza la mia autorizzazione ha inoltrato una segnalazione alla procura per il tuo sms. Ho trasmesso oggi una mia nota di protesta al Cdf che è stata letta all'inizio della seduta. Chissà dove andremo a finire. Buonanotte Giovanni».
È l'ultimo sms che intercorre tra i due, dopo quelli del 16 gennaio tra cui lo stranoto sms dello "scandalo". Quello con cui Sanvido cercava di consolare Pedrazzini per la mancata nomina a direttore sanitario dell'ospedale del cuore («Ciao Giovanni, per me il primario e direttore sei tu...» e seguiva l'offerta del primariato). L'sms appunto segnalato dal Cardiocentro in procura contro la volontà dello stesso destinario. Un segnalazione che finirà, come preannunciato, con un decreto di abbandono.
Inedito, ma acquisito agli atti dal procuratore generale Andrea Pagani, l'sms del 14 febbraio non sembra secondario nella decisione presa venerdì 8 marzo dal Pg che ha respinto la richiesta di ulteriori approfondimenti da parte del Cardiocentro. È la sola prova aggiuntiva accolta da Pagani. Difficile non cogliere in quel «chissà dove andremo a finire» di Pedrazzini un grido d'allarme per la piega che sta prendendo lo scontro.