Giovani e social: «Serve più protezione»

Lo chiede l'associazione no-profit NextGen4Impact in una petizione al Consiglio federale.
BERNA - Le piattaforme di social media comportano alti rischi di dipendenza, ciberbullismo e manipolazione commerciale: non dovrebbero essere accessibili a minori sotto i 16 anni.
Lo chiede l'associazione no-profit NextGen4Impact in una petizione al Consiglio federale.
Il testo, corredato di 60.000 firme, è stato consegnato oggi. "Ci vuole un chiaro limite d'età per proteggere i minori da dipendenze, ciberbullismo e manipolazione commerciale", si legge in una nota diffusa dall'associazione.
Sempre più bambini in età scolare elementare sono online ogni giorno. "Il ciberbullismo, il cibergrooming e gli abusi sono in aumento, con conseguenze talvolta fatali per bambini e giovani". Tuttavia, la quantità di "likes" e "follower" su TikTok, Instagram e simili non dovrebbero determinare l'autostima di un minore, sottolinea NextGen4Impact.
È quindi giunto il momento che la politica agisca e adatti la legislazione alla realtà digitale quotidiana. Un divieto da solo non eliminerà i rischi, ma contribuirà a sensibilizzare sulle insidie della rete. Servono segnali chiari, simili a quelli previsti per la protezione dei giovani riguardo all’alcol.
"Del resto, anche il Consiglio federale a febbraio 2025 ha annunciato che in un rapporto valuterà se un divieto o una restrizione dei social media per under 16 sia sensato", si legge ancora. Due iniziative parlamentari avevano già richiesto un'analisi in tal senso.
La petizione è sostenuta dalla consigliera nazionale zurighese dell'UDC Nina Fehr Düsel, dall'imprenditrice Friederike von Waldenfels, dal network svizzero degli insegnanti, da Associazione svizzera per l'infanzia senza smartphone (SfKS) e da Human Change.
NextGen4Impact, secondo quanto indicato nella nota, è un'organizzazione indipendente con sede in Svizzera che si impegna per il futuro di bambini e giovani, "ripensando l'educazione nell'era della digitalizzazione e dell'intelligenza artificiale". La petizione è stata lanciata su Campax.




Su alcuni temi riceviamo purtroppo con frequenza messaggi contenenti insulti e incitamento all'odio e, nonostante i nostri sforzi, non riusciamo a garantire un dialogo costruttivo. Per le stesse ragioni, disattiviamo i commenti anche negli articoli dedicati a decessi, crimini, processi e incidenti.
Il confronto con i nostri lettori rimane per noi fondamentale: è una parte centrale della nostra piattaforma. Per questo ci impegniamo a mantenere aperta la discussione ogni volta che è possibile.
Dipende anche da voi: con interventi rispettosi, costruttivi e cortesi, potete contribuire a mantenere un dialogo aperto, civile e utile per tutti. Non vediamo l'ora di ritrovarvi nella prossima sezione commenti!