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ARGOVIA

Tre anni a un falso nipote "professionista"

Tra il marzo 2012 e il luglio 2016 l'imputato ha portato a termine 32 frodi nella Svizzera tedesca.
Ti-Press / Alessandro Crinari
Fonte ATS
Tre anni a un falso nipote "professionista"
Tra il marzo 2012 e il luglio 2016 l'imputato ha portato a termine 32 frodi nella Svizzera tedesca.

AARAU - Il Tribunale distrettuale di Aarau ha condannato oggi a tre anni e mezzo di carcere un 38enne polacco, membro di un clan rom, ritenuto un truffatore seriale specializzato nei cosiddetti raggiri del falso nipote. L'uomo, che ha confessato tutti i reati, è stato riconosciuto colpevole di truffa per mestiere.

Tra il marzo 2012 e il luglio 2016 l'imputato ha portato a termine 32 frodi nella Svizzera tedesca, per un bottino complessivo di 1,02 milioni di franchi. In altri 21 casi il tentativo è fallito. Davanti al giudice si è detto pentito.

Il 38enne era già stato condannato in Germania dal Tribunale di Amburgo a dodici anni e sei mesi di reclusione per fatti analoghi. Dopo aver scontato la pena, è stato estradato in Svizzera lo scorso maggio. La prima truffa nella Confederazione l'aveva compiuta ad Aarau nel 2012.

Il processo si è svolto con rito abbreviato: accusa e imputato avevano già raggiunto un accordo, poi ratificato dal tribunale.

Come un call center

In risposta a una domanda del presidente del tribunale, il polacco ha raccontato: "Per me era come lavorare in un call center". Essendo di etnia rom, ha spiegato, gli era "molto difficile trovare un lavoro regolare".

Suo padre - ha aggiunto - è considerato nel giro l'"inventore" della truffa del nipote. Da giovane aveva imparato l'attività ascoltando quanto veniva fatto nel clan: "L'ho imparato a orecchio, per me era semplicemente un business".

L'uomo sceglieva le vittime sfogliando l'elenco telefonico alla ricerca di nomi tedeschi antiquati, poi telefonava più volte per conquistare fiducia e fare pressione. Interpretava il ruolo del nipote in difficoltà e organizzava i corrieri che andavano a ritirare contanti e gioielli preziosi. La metà del bottino spettava a lui, l'altra metà ai suoi complici.

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