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SVIZZERA

Giovani che odiano tutto

Più omofobi e xenofobi che mai, gli under 17 svizzeri sono campioni di misantropia. L'esperto: «Non è facile essere ragazzi oggi».
Tamedia AG
Fonte SonntagsZeitung
Giovani che odiano tutto
Più omofobi e xenofobi che mai, gli under 17 svizzeri sono campioni di misantropia. L'esperto: «Non è facile essere ragazzi oggi».
ZURIGO - Più omofobi, più islamofobi e più antisemiti. I giovani e giovanissimi svizzeri sono più ostili al diverso, almeno stando a uno studio recente dell'Università di Friburgo e della ZHAW di Zurigo che ha sottoposto a 1'600 svizzeri/e di et...

ZURIGO - Più omofobi, più islamofobi e più antisemiti. I giovani e giovanissimi svizzeri sono più ostili al diverso, almeno stando a uno studio recente dell'Università di Friburgo e della ZHAW di Zurigo che ha sottoposto a 1'600 svizzeri/e di età compresa fra i 15 e i 25 anni una serie di dichiarazioni, anche estreme nei contenuti, sulle quali veniva chiesta un'opinione.

Fra queste, riporta la SonntagsZeitung, anche quesiti come «l'omosessualità è immorale», «i musulmani non dovrebbero poter immigrare in Svizzera» e «con il loro comportamento gli ebrei sono parzialmente responsabili dell'odio nei loro confronti».

Il ritratto che ne emerge non è particolarmente edificante: circa il 26% degli intervistati «può essere definito xenofobo», confermano i ricercatori, 15% omofobo, il 10% antimusulmano e l'8% antisemita.

E le percentuali schizzano verso l'alto nei teenager, e soprattutto negli under 17: «È normale che i giovanissimi siano generalmente più critici e ostili rispetto al diverso e si lascino andare a questo tipo di pregiudizi», conferma al domenicale il responsabile dello studio, lo studioso Dirk Baier, «quello che ha stupito nei risultati di quest'anno è la crescita rispetto all'anno scorso, veramente vertiginosa».

Si parla di un +49-66% per tutti gli atteggiamenti di cui sopra, con un picco per quanto riguarda l'omofobia. Baier parla di «una misantropia diffusa dei giovani» con potenziali strascichi critici: «è su queste radici che si instaurano gli estremismi, inoltre - va detto - questo tipo di intolleranza è incompatibile con i nostri valori liberali».

Da dove deriva questo livore? Non ha dubbio Marco Bezjak, assistente sociale e presidente della Fondazione Mojuga: «Non è facile essere giovani oggi», spiega, «fra cambiamento climatico, guerra e crisi economica, ragazze e ragazzi sentono l'incertezza sulla loro pelle. Trovare un nemico, in questi casi, è una cosa che stabilizza. Va detto che è sano che i ragazzi e le ragazze possano sperimentare i limiti del proprio pensiero, e anche sbagliare. In genere si tende a provocare proprio su quei temi che vengono percepiti come delicati e controversi dal mondo degli adulti».

Detto questo, un istinto naturale come quello sopracitato può degenerare «quando si finisce in una bolla - fra social e media - in cui non c'è più confronto ma solo cieco rafforzamento delle proprie convinzioni», aggiunge Bezjak.

Un esempio, in questo senso, può essere l'ondata omofoba che si è risvegliata dopo la partecipazione (e vittoria) dell'artista non-binario Nemo all'Eurovision Song Contest. Nell'ultimo anno, in generale, gli attacchi - fisici e verbali - nei confronti di persone gli attacchi nei confronti di persone LGBTQI+ sono in netta ascesa: l'associazione mantello Pink Cross conferma di aver trattato circa 305 denunce di crimini d'odio nel 2023.

Altro focolaio di rabbia - in entrambi i sensi - è stata l'esplosione del conflitto in Medio Oriente. Un tema che, spesso e volentieri, non viene trattato nelle scuole. «Capita che i docenti non si esprimano su questioni così delicate, spesso si sentono insicuri e poco competenti di fronte a dei ragazzi che sono decisamente “sul pezzo” e vivono queste cose in maniera più intensa», commenta sempre alla SonntagsZeitung Daniel Kachel vicepresidente dell'Associazione degli insegnanti del canton Zurigo.

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