Netanyahu: «Pace possibile, presto la fase due»

Il premier israeliano ha incontro il cancelliere tedesco Friedrich Merz. Ma non mancano i disaccordi sul futuro di Gaza e della Palestina.
GERUSALEMME - «Le opportunità di pace sono a portata di mano, passeremo molto presto alla fase due» del piano in 20 punti per Gaza. Il premier israeliano Benyamin Netanyahu guarda all'incontro entro la fine del mese con Donald Trump, che lo stesso presidente americano vorrebbe trasformare nell'annuncio dell'avvio della seconda fase dell'accordo di cessare il fuoco con Hamas.
D'accordo anche Friedrich Merz, nella sua prima visita in Israele da cancelliere tedesco e dopo lo strappo - poi ricucito - dell'embargo parziale di armi verso lo Stato ebraico per l'offensiva nella Striscia. In visita allo Yad Vashem, Merz ha ricordato la "responsabilità storica" della Germania nella Shoah e ribadito l'attuale impegno nel «difendere l'esistenza e la sicurezza» dello Stato ebraico.
«Hamas non può avere alcun ruolo a Gaza» - «Una pace duratura è possibile, dobbiamo attuare la fase 2», ha detto quindi il cancelliere nella conferenza stampa congiunta, in linea con Netanyahu sul fatto che «Hamas non può avere alcun ruolo a Gaza». Ma ha insistito sulla soluzione a due Stati, spiegando che «può essere attuata solo attraverso i negoziati», in contrapposizione alla fuga in avanti di alcuni Paesi, come Francia e Gran Bretagna, nel riconoscimento della Palestina.
Tensioni su un potenziale Stato palestinese - Tuttavia, il futuro Stato palestinese sembra essere l'unico «disaccordo» tra i due leader: «Non creeremo uno Stato alle nostre porte che ha il solo scopo di distruggerci», ha ribadito il premier israeliano.
«Manca il corpo di un ultimo ostaggio» - «Abbiamo quasi completato la prima parte» dell'accordo, ha detto Netanyahu ricordando che manca ancora il corpo di un ostaggio deceduto, il sergente maggiore Ran Gvili, che Hamas e Croce Rossa stanno cercando nel quartiere di Zeitoun a Gaza City. «E poi prevediamo di passare a breve alla seconda fase, che è più difficile, o altrettanto difficile», ha avvertito il premier, perché prevede il disarmo di Hamas, la smilitarizzazione di Gaza e il dispiegamento della Forza internazionale di stabilizzazione.
Il capo negoziatore della fazione palestinese, Khalil al-Hayya, ha già fatto sapere che il gruppo deporrà le armi solo nelle mani di uno Stato palestinese sovrano e dopo il ritiro totale dell'esercito israeliano. E ha respinto l'ipotesi che la Forza di pace entri a Gaza con il compito di disarmare i miliziani: nella sua visione dovrà solo monitorare i confini e il cessate il fuoco.
«Il nuovo confine» - Il capo delle Forze di difesa israeliane (IDF), Eyal Zamir, in visita alle truppe a Gaza, ha però dichiarato che la Linea Gialla, che segna il primo ritiro dell'esercito nella Striscia, «è il nuovo confine», avvalorando i timori di molti che l'enclave palestinese possa rimanere divisa in due per decenni.
A frenare resta il Forum delle famiglie di rapiti secondo cui «Hamas usa l'ultimo ostaggio come merce di scambio» e mette in guardia il primo ministro dall'andare avanti prima che torni la salma di Ran Gvili.
Secondo il "Times of Israel", inoltre, Netanyahu avrebbe avuto fa un incontro, non reso pubblico, con Tony Blair una settimana fa per discutere della futura amministrazione di Gaza. L'ex premier britannico è stato infatti incaricato da Trump di gestire con lui la governance transitoria della Striscia nell'ambito del Board of Peace previsto dal piano.
Faccia a faccia con il presidente americano, Bibi discuterà anche della grazia chiesta al presidente Isaac Herzog - e sponsorizzata dallo stesso Trump - per chiudere il suo processo per corruzione. «Non lascerò la politica in cambio della clemenza. Saranno gli elettori a decidere del mio futuro», ha chiarito. Con lo sguardo alle elezioni del 2026.



