Covid e smart working: una "coppia" che piace ai cyber criminali

L'Interpol avverte: «Gli attacchi si stanno verificando a un ritmo allarmante».
Durante la pandemia i malintenzionati della rete hanno cambiato il proprio obiettivo. Ora mirano a governi, grandi aziende e infrastrutture sanitarie.
LIONE - La pandemia di coronavirus ha cambiato anche il modo di agire dei malintenzionati che operano attraverso le pieghe della rete, che in questi mesi hanno deviato il tiro delle proprie azioni.
A lanciare l'allarme è l'Interpol, spiegando che la cyber-criminalità è passata dal colpire singoli individui e piccole realtà aziendali al concentrarsi sui governi, le società di grandi dimensioni e le infrastrutture cardine del sistema sanitario.
«I cyber criminali stanno sviluppando e lanciando i propri attacchi a un ritmo allarmante, sfruttando la paura e l'incertezza causate dalla situazione - socialmente ed economicamente - instabile provocata dal Covid-19», ha affermato il segretario generale Jürgen Stock. A essere sfruttate sono in particolare le sempre più numerose falle nella sicurezza dovute all'implementazione dello smart working.
A concorrere vi è poi «la crescente dipendenza dalla dimensione online» da parte della popolazione mondiale - ha aggiunto Stock - che sta creando una serie di «nuove opportunità» per i malintenzionati, pronti a sfruttare le difese non aggiornate.
Minacce e futuro - In cima alla lista delle minacce, stando a quanto indicato nel report, si piazzano le truffe (scam/phishing), seguite dal binomio malware/ransomware, dai i cosiddetti domini pericolosi e dalla disinformazione provocata dalle fake news.
Secondo le previsioni dell'Interpol, un ulteriore incremento di reati informatici «è molto probabile» nel prossimo futuro. Ed è plausibile attendersene un altro (a tema) nel momento in cui sarà finalmente disponibile un vaccino.




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