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STATI UNITI/VENEZUELA

Trump dichiara chiuso lo spazio aereo sul Venezuela

L'annuncio su Truth «a tutte le compagnie aeree, piloti, spacciatori di droga e trafficanti di esseri umani»
Foto AFP
Fonte ats
Trump dichiara chiuso lo spazio aereo sul Venezuela
L'annuncio su Truth «a tutte le compagnie aeree, piloti, spacciatori di droga e trafficanti di esseri umani»

WASHINGTON/CARACAS - Sale la tensione tra Stati Uniti e Venezuela: il presidente statunitense Donald Trump ha dichiarato su Truth che lo spazio aereo sul Venezuela «è chiuso».

Mentre per il New York Times Donald Trump e Nicolas Maduro si sarebbero parlati al telefono nel tentativo di organizzare un incontro, il presidente americano dichiara «chiuso» lo spazio aereo sopra il Paese sudamericano e avverte che «molto presto» scatteranno operazioni «via terra» per fermare i narcotrafficanti.

«A tutte le compagnie aeree, piloti, spacciatori di droga e trafficanti di esseri umani, vi prego di considerare lo spazio aereo sopra e intorno al Venezuela interamente chiuso», ha avvertito il tycoon in un post su Truth. Gli Stati Uniti, ovviamente, non hanno l'autorità per chiudere lo spazio aereo di un altro Paese, ma la posizione di Trump potrebbe dissuadere le compagnie aeree dall'operare nella zona e creare il caos nei trasporti. Anche perché l'annuncio del commander-in-chief arriva pochi giorni dopo che la Federal Aviation Administration americana ha messo in guardia le compagnie sull'aumento di «attività militari in Venezuela e nei dintorni». E mercoledì Caracas ha vietato a Iberia, Tap Portugal, Gol, Latam, Avianca e Turkish Airlines di atterrare nel Paese per non aver rispettato la scadenza di 48 ore per la ripresa dei voli.

Nel frattempo, in una telefonata con i militari nel giorno del Ringraziamento, Trump ha minacciato operazioni via terra «molto presto» per fermare i trafficanti di droga venezuelani. «Via terra è più facile, inizieremo molto presto», ha detto il presidente americano. «Li abbiamo avvertiti di smettere di inviare veleno nel nostro Paese», ha tuonato. Mentre il capo del Pentagono, Pete Hegseth, ha annunciato, durante una visita nella Repubblica Dominicana, che il Paese consentirà agli Stati Uniti di utilizzare una base militare presso la base aerea di San Isidro e l'aeroporto internazionale Las Americas «per operazioni logistiche di aeromobili». Insomma, qualcosa si muove nei Caraibi e non sono più soltanto gli attacchi Usa alle «navi della droga».

Secondo il Washington Post, inoltre, il segretario alla Difesa americano avrebbe ordinato di «uccidere tutti» i membri dell'equipaggio di un'imbarcazione nel primo di una serie di attacchi, lo scorso 2 settembre, al largo della costa di Trinidad. Fino a oggi sono stati almeno 21 gli attacchi missilistici americani contro le imbarcazioni accusate di lavorare per i narcos e oltre 80 le vittime. Gli Stati Uniti hanno anche schierato la portaerei più grande del mondo, la USS Gerald Ford, e circa 15.000 soldati a distanza di attacco dal Venezuela, il dispiegamento più grande nella regione dall'invasione di Panama nel 1989. Washington continua ad insistere che la mobilitazione rientra nel piano per combattere il traffico di droga, tuttavia non ha ancora fornito prove che le navi colpite la trasportassero.

Intanto, il tycoon avrebbe avuto una conversazione telefonica con Maduro la settimana scorsa, pochi giorni prima che il dipartimento di Stato designasse il Cartel de los Soles, guidata dal leader venezuelano, come organizzazione terroristica. Al colloquio avrebbe partecipato anche il segretario di Stato Marco Rubio. Secondo il New York Times, i due avrebbero discusso di un possibile incontro negli Stati Uniti ma al momento non c'è nulla in programma. Da quando è al potere, Maduro non ha mai incontrato un presidente americano. La Casa Bianca non ha voluto commentare sulla telefonata ma due persone vicine al governo venezuelano l'hanno confermata al Nyt. Resta da vedere cosa possa significare questo colloquio con il nemico venezuelano, proprio mentre gli Stati Uniti continuano a dare prove di forza nella regione. Trump ha una lunga storia di doppio binario con gli avversari, con aperture da un lato e minacce di uso della forza dall'altro.

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