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UNIONE EUROPEADubbi sui brevetti, «il problema è la produzione»

07.05.21 - 23:25
I leader dell'UE si sono riuniti al summit informale di Porto per trovare una risposta al partner americano.
Keystone
Fonte ats ans
Dubbi sui brevetti, «il problema è la produzione»
I leader dell'UE si sono riuniti al summit informale di Porto per trovare una risposta al partner americano.
Il dibattito politico sulla proprietà intellettuale sarà lungo. Molto più utile sarebbe invece che i Paesi rinunciassero alle restrizioni sull'export.

BRUXELLES - Il problema non sono i brevetti sui vaccini Covid ma la capacità produttiva, la mancanza di donazioni di dosi e soprattutto il blocco dell'export di sieri da Washington e Londra. I leader dell'Unione europea, spiazzati dall'annuncio improvviso dell'amministrazione Biden, si sono riuniti al summit informale di Porto per trovare una risposta al partner transatlantico, ma anche alle aspettative che l'iniziativa ha creato a Nuova Delhi. La tempistica infatti non è trascurabile.

Domani il premier Narendra Modi sarà in videoconferenza con i 27 per rilanciare i negoziati di partnership commerciale sospesi ormai otto anni fa. Il tema emergerà, anche perché proprio India e Sudafrica, flagellati dal virus, nell'ottobre scorso avevano proposto al Wto di sospendere temporaneamente l'applicazione di alcune disposizioni dell'accordo Trips sulla difesa della proprietà intellettuale per facilitare un più ampio accesso alle tecnologie necessarie per la produzione di vaccini e medicinali. «Credo che dovremmo essere aperti alla discussione», ha precisato la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen. «Abbiamo bisogno di vaccini ora. La deroga sulla proprietà intellettuale non risolverà problema. Quello che serve è una condivisione dei vaccini, l'export di dosi e investimenti per accrescere" la capacità produttiva». 

Nel risveglio del giorno dopo, l'iniziativa americana ha lasciato il sapore di una solidarietà a basso costo piuttosto che una soluzione immediata per un problema che in termini concreti può essere sintetizzato con i soli 53 milioni di dosi donate finora al Covax - contro i due miliardi previsti entro fine anno - per la vaccinazione del 20% delle popolazioni dei Paesi a basso reddito. Una mossa che ha fatto di Biden un eroe e lasciato gli europei con il cerino in mano, obbligati moralmente ad aprire la discussione e a mostrare sostegno, pur sapendo che non è una strada percorribile nell'immediato perché il tempo per un dibattito politico sulla proprietà intellettuale, seppur legittimo, non c'è. Molto più utile sarebbe invece che i Paesi rinunciassero alle restrizioni sull'export e spingessero le case farmaceutiche ad accordi volontari per il trasferimento di tecnologie, come in Europa tra Sanofi e Pfizer e in India tra AstraZeneca e Serum Institute.

Tutti concetti espressi dalle parole del francese Emmanuel Macron. «Donare le dosi, questo è il punto. Non bisogna bloccare l'esportazione dei sieri e dei loro ingredienti come hanno fatto gli anglosassoni. Sono favorevole a questo dibattito, ma non deve uccidere l'innovazione. Innovatori e ricercatori devono essere sempre remunerati», ha insistito il capo dell'Eliseo, puntualizzando di essere «in piena sintonia con Angela Merkel e la Commissione europea» sul dossier.

Un'unità ritrovata nel giro di una manciata di ore con l'alleata di sempre - che già ieri si era detta molto scettica sulla proposta Biden -, mentre si sono sciolte anche le perplessità di Parigi rispetto al nuovo contratto da 1,8 miliardi di vaccini Pfizer-BioNTech, per gli immunizzanti di nuova generazione anti-varianti per il 2022-2023, che la Commissione sta finalizzando. «Contrariamente a quanto si dice, la Francia ha ufficialmente confermato il sostegno al contratto. È sorprendente che siamo criticati per aver posto domande di buon senso», ha commentato il portavoce della ministra francese per l'Industria, Agnès Pannier-Runacher dopo che la tedesca Welt aveva fatto trapelare una sorta di blocco di Parigi.

«Mancano le capacità produttive, il problema non è la liberalizzazione dei brevetti», ha ribadito intanto Merkel da Berlino, mentre lo spagnolo Pedro Sanchez, arrivato a Porto con una proposta in tasca, è apparso più possibilista: «Bisogna accelerare il processo di trasferimento delle tecnologie per aumentare la capacità di fabbricazione di vaccini in tutti i Paesi per una rapida distribuzione ovunque. Bene la proposta di Biden, ma è insufficiente».

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