I polmoni di un paziente colpito dal coronavirus

Le immagini virtuali pubblicate dall'ospedale universitario George Washington
Il paziente in questione è un uomo verso la sessantina, trasferito presso la struttura dopo un improvviso aggravamento delle sue condizioni.
Le immagini virtuali pubblicate dall'ospedale universitario George Washington
Il paziente in questione è un uomo verso la sessantina, trasferito presso la struttura dopo un improvviso aggravamento delle sue condizioni.
WASHINGTON, D.C. - Gli Stati Uniti hanno superato e staccato di qualche migliaio il numero di casi positivi di coronavirus registrati ufficialmente in Cina, diventando così il paese più colpito in assoluto dall'epidemia. Lo scorso 18 marzo, l'ospedale universitario George Washington, ha accolto il suo primo paziente malato di Covid-19 e ha fatto ricorso alla realtà virtuale per mostrare le condizioni dei suoi polmoni.
«Quello che vediamo è che c'è stato un rapido e progressivo deterioramento dei polmoni, al punto da rendere necessario il massimo supporto di un ventilatore polmonare», ha spiegato il Dr. Keith Mortman, primario di chirurgia toracica dell'ospedale. E si parla di un paziente prossimo ai 60 anni, che qualche giorno prima accusava solo tosse e febbre e ha visto un rapido peggioramento delle sue condizioni di salute.
Le immagini virtuali permettono ai medici di osservare l'interno dei polmoni dei pazienti. In questo caso, si può notare «un netto contrasto tra le aree colpite dal virus e quelle più in salute». Immagini che aiutano a capire «quanto gravi possano essere i danni causati» dalla malattia al tessuto polmonare, ha spiegato il primario.
Una delle preoccupazioni, sollevata a più riprese da tanti esperti nelle ultime settimane, riguarda i danni a lungo termine che la malattia Covid-19 può arrecare ai polmoni. «Se l'infiammazione non si attenua con il passare del tempo, diventa una sorta di cicatrice nei polmoni, provocando danni che permangono nel tempo». E questo, spiega Mortman, può di conseguenza «avere un impatto a lungo termine sulle capacità respiratorie».





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