"Il finanziamento - ha detto il prof. Aldo Mola, docente di storia contemporanea all'Università di Milano e storico della massoneria e del Risorgimento italiano - proveniva da un fondo di presbiteriani scozzesi e gli fu erogato con l'impegno di non fermarsi a Napoli, ma di arrivare a Roma per eliminare lo Stato pontificio.
Tutta la spedizione garibaldina - ha aggiunto il professor Mola - fu monitorata dalla massoneria britannica che aveva l'obbiettivo storico di eliminare il potere temporale dei Papi ed anche gli Stati Uniti, che non avevano rapporti diplomatici con il Vaticano, diedero il loro sostegno".
"I fondi della massoneria inglese - ha aggiunto Mola - servirono a Garibaldi per acquistare a Genova i fucili di precisione, senza i quali non avrebbe potuto affrontare l'esercito borbonico, che non era l'esercito di Pulcinella, ma un'armata ben organizzata.
Senza quei fucili, Garibaldi avrebbe fatto la fine di Carlo Pisacane e dei fratelli Bandiera". "La sua appartenenza alla massoneria - ha detto ancora il prof. Mola - garantì a Garibaldi l'appoggio della stampa internazionale, sopratutto quella inglese, che mise al suo fianco diversi corrispondenti, contribuendo a crearne il mito, e di scrittori come Alexandre Dumas, che ne esaltarono le gesta. Non che lui non lo meritasse, ma tanti altri meritevoli non hanno avuto la sua notorietà".
Al "fratello Garibaldi" ha reso omaggio con un "evviva" il Gran Maestro del Grande Oriente di Francia.