Traffico merci, posti di lavoro e futuro incerto: la grande sfida di FFS Cargo in Ticino

Il Comitato contro lo smantellamento incontra la direzione FFS: preoccupazioni per tagli, riduzione dei posti e il nuovo shuttle Stabio–Dietikon. Ma le FFS rassicurano
BELLINZONA / BERNA - Il Comitato "No allo smantellamento di FFS Cargo in Ticino" ha incontrato questa mattina a Berna la direzione delle FFS, rappresentata dal direttore Vincent Ducrot e dal CEO di FFS Cargo Alexander Muhm. Per la delegazione ticinese erano presenti Nara Valsangiacomo, Luca Benato, Gianluca Romanini, Thomas Giedemann, Alan Tettamanti, Beppe Savary e Matteo Pronzini.
Le posizioni del Comitato - Tema centrale dell’incontro: i tagli annunciati da FFS Cargo. «Il direttore di FFS - ha dichiarato Matteo Pronzini - ha ribadito la solita litania per cui FFS in Ticino conta 2’333 posti di lavoro. È vero - sottolinea - ma più della metà sono impiegati per il funzionamento dell’infrastruttura; i restanti (circa 600) sono legati alle Officine. Settori come contabilità, marketing, immobili in Ticino non ce ne sono. Quindi sarebbe utile portare anche queste figure nel nostro cantone». Resta forte la preoccupazione per la riorganizzazione prevista dal 2026. Non solo: «con le nuove Officine, il totale dei dipendenti FFS in Ticino potrebbe scendere da 2’300 a 1’700».
Nara Valsangiacomo ha evidenziato il rischio legato al traffico combinato: «Il timore è che si possa arrivare al punto di rottura, con la decisione definitiva di non fornire più il traffico combinato su vasta scala». Dubbi anche sul nuovo shuttle Stabio–Dietikon, elemento chiave della strategia “Cargo Logistics”: «Cosa succede se questo shuttle non dovesse raggiungere i risultati previsti o il budget previsto? Il rischio concreto è che il traffico combinato sparisca senza possibilità di ripristino». Una scelta che, avverte, avrebbe conseguenze nazionali e porterebbe a «un aumento massiccio dei mezzi pesanti su strada».
FFS: «Il Ticino non è una regione marginale» - Le FFS definiscono l’incontro positivo. «Dal nostro punto di vista – ha dichiarato il portavoce Patrick Walser – procediamo sulla strada già tracciata». Walser respinge l’idea di un Ticino marginalizzato: «Se guardiamo alla densità di popolazione, è quello con il maggior numero di collaboratori FFS rispetto agli abitanti. Siamo il secondo datore di lavoro del cantone dopo l’amministrazione cantonale. E dal 2010 a oggi siamo cresciuti» di oltre 500 unità. Ricorda inoltre gli investimenti in corso, tra cui i 755 milioni per il nuovo stabilimento di Arbedo-Castione, la nuova centrale idroelettrica del Ritom e il rinnovo delle stazioni. «Tra una settimana inaugureremo il nuovo sottopasso a Besso».
Sulla ristrutturazione precisa: «I 40 posti soppressi finora sono stati tutti ricollocati all’interno delle FFS, con un’alternativa valida e nel pieno rispetto del contratto collettivo di lavoro». Anche per la seconda fase, prevista in primavera, siamo nella procedura di consultazione con le parti sociali. Come già fatto finora, anche in futuro, qualora ci fossero tagli, verrà rispettato il CCL e verrà garantita un’alternativa interna all’azienda. I licenziamenti sono esclusi».
Quanto al traffico merci, Walser smentisce l’ipotesi di un trasferimento sulla strada: «Da gennaio avvieremo la fase di test del nuovo shuttle tra Stabio e Dietikon, con l’obiettivo di ampliare la rete, non di ridurla. Dobbiamo riorientare il traffico merci su rotaia per garantirgli un futuro».




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