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Falsa testimonianza e denuncia mendace: aperto un procedimento penale contro Dadò

La questione ruota attorno al Caso Ermani e la presunta ricezione anonima di foto discutibili, legate all'ex giudice. Dadò risponde rinunciando all’immunità parlamentare e dimettendosi dalla Commissione giustizia e diritti.
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Fonte Red
Falsa testimonianza e denuncia mendace: aperto un procedimento penale contro Dadò
La questione ruota attorno al Caso Ermani e la presunta ricezione anonima di foto discutibili, legate all'ex giudice. Dadò risponde rinunciando all’immunità parlamentare e dimettendosi dalla Commissione giustizia e diritti.

BELLINZONA - Il Ministero pubblico comunica che nelle scorse ore l'Ufficio presidenziale del Gran Consiglio è stato informato dell'apertura di un procedimento penale nei confronti del deputato Fiorenzo Dadò.

Gli approfondimenti ruotano intorno al Caso Ermani, la situazione venutasi a creare nel corso del 2024 al Tribunale penale cantonale. Riguardano, in particolare, l'asserita ricezione, da parte dello stesso granconsigliere, di una missiva priva di mittente, con allegata documentazione fotografica, in seguito condivisa con la Commissione giustizia e diritti.

Si trattava in sostanza di altre foto dal contenuto discutibile, che si sosteneva fossero state inviate dall'ex giudice alla segretaria all'epoca presunta vittima di mobbing. Foto, veniva dichiarato, precedenti di tre anni a quella ormai nota, con i falli giganti. Le immagini ritraevano dei bambini, ma senza nulla di pedopornografico.

Le ipotesi di reato sono di falsa testimonianza e di denuncia mendace. L'inchiesta è coordinata dal Procuratore generale Andrea Pagani.

La replica - Poco dopo l’annuncio dell’apertura del procedimento penale da parte del Ministero pubblico è arrivata la replica dell’avvocato Carlo Borradori, che patrocina il presidente del Centro. Il legale precisa che Dadò «contesta fermamente» l’ipotesi di «denuncia mendace». 

L’accusa di falsa testimonianza - precisa Borradori - si fonda «su un’ammissione agli organi inquirenti resa da Dadò, il quale aveva rilasciato le dichiarazioni ora oggetto dell’ipotesi di reato, nell’unico intento di salvaguardare l’identità della fonte di una segnalazione a lui pervenuta». 

La (contestata) accusa di denuncia mendace si fonderebbe invece (notare l’uso del condizionale) «sulla trasmissione di tale segnalazione alla Commissione giustizia e diritti del Gran consiglio, la quale, a sua volta, ha trasmesso la documentazione ricevuta al Consiglio della Magistratura e all’allora Procuratore straordinario».

A ogni modo l’avvocato Borradori precisa che Dadò garantisce «la massima collaborazione» agli organi inquirenti e per tutta la durata del procedimento rinuncia all’immunità parlamentare e si dimette dalla Commissione giustizia e diritti.

«Piena fiducia e sostegno» - Pronta, anche la reazione dell’Ufficio presidenziale del Centro, che conferma «la propria fiducia e il proprio sostegno a Fiorenzo Dadò», al quale vengono assicurate «vicinanza e amicizia».

In conclusione, il partito di Dadò lancia un monito: «La politica cantonale, al di là dell’esito di questo procedimento, dovrà riflettere sugli strumenti che consentano a un deputato di esercitare pienamente il proprio ruolo di vigilanza sull’attività dello Stato, tutelando efficacemente le proprie fonti senza esporsi a conseguenze giuridiche gravose».

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