Il mafioso di Vacallo: «Non sono la mente, ma quello del fare»

Prosegue il processo al trio accusato di collaborare con la 'ndrangheta. Oggi tocca all'ex politico chiassese
BELLINZONA - Una precisazione è stata espressa più volte da Franco Longo, il 63enne di Vacallo a processo per partecipazione a un'organizzazione criminale, riciclaggio di denaro e infrazione alla Legge federale sugli stranieri: «Io sono quello del fare».
È questo - come riferisce il CdT - che l'uomo ha cercato di ribadire ieri, davanti alla corte del Tribunale Penale Federale di Bellinzona presieduta da Giuseppe Muschietti. Insomma, nonostante abbia ammesso tutti i reati elencati nell'atto d'accusa, che lo legano a una cosca della 'ndrangheta, il 63enne in carcere da tre anni ha voluto sottolineare di non essere una delle menti dell'organizzazione criminale.
Le teste pensanti, piuttosto, sarebbero i fratelli Martino e la moglie di uno di loro, precisamente la 47enne italiana a sua volta alla sbarra. Con lei sarà giudicato anche l'ex fiduciario ed ex municipale di Chiasso, un 42enne su cui pendono gli stessi capi d'accusa di Longo.
E se la donna ha mancato l'appuntamento con la corte a causa di problemi di salute, oggi ad essere ascoltato sarà proprio il 42enne.
Nella giornata di ieri, intanto, il 63enne ha raccontato il suo ruolo nell'attività criminale, a stretto contatto con quella dell'ex fiduciario, assieme al quale, tramite dei conti bancari (anche in Ticino) sono stati fatti circolare milioni serviti tra l'altro per acquistare un palazzo in via Motta a Chiasso.




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