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LOCARNOLa signora non è morta

29.08.22 - 06:30
Ogni giorno in Ticino tre interventi per violenza domestica. Ma le denunce sono di meno. Un caso del Locarnese
foto Tio.ch/20minuti
La signora non è morta
Ogni giorno in Ticino tre interventi per violenza domestica. Ma le denunce sono di meno. Un caso del Locarnese
Vicini di casa preoccupati per i ripetuti interventi di polizia. Il collettivo "Io l'8 ogni giorno" chiede una hotline psicologica. Il Granconsiglio propone contromisure più sostanziose e un accompagnamento terapeutico per chi commette violenza

LOCARNO - La chiamata al 117 è arriva alle 12.30. Pochi minuti dopo la pattuglia della cantonale bussa alla porta dell'appartamento. Il marito apre: «La signora? È morta». L'agente ripete la domanda, stessa risposta: «È morta, la signora è morta».

Non è morta veramente la signora per fortuna, sta bene, invita gli agenti a entrare e si risolve così una delle tante liti che da qualche tempo turbano la pace di un condominio del Locarnese. È il terzo intervento di polizia in due anni. «Sentiamo spesso urla, rumori come di botte, oggetti rotti» raccontano i vicini preoccupati a tio.ch/20minuti. «Nell'udire quella frase abbiamo pensato il peggio». 

L'intervento - avvenuto agli inizi di agosto - è uno dei mille di questo genere registrati ogni anno in Ticino dalla statistica annuale di polizia (3136 negli ultimi tre anni, 3 al giorno). Non sappiamo se finirà tra le denunce (2029) o tra le "avvisaglie" senza conseguenze (1107): lo deciderà la signora. L'anno scorso le infrazioni sono aumentate del 18 per cento, ma ancora in un caso su quattro alla chiamata in polizia non segue un procedimento penale: la violenza domestica è perseguibile d'ufficio solo a certe condizioni. Accogliere gli agenti con una battuta macabra non è tra queste. 

Secondo qualcuno è anche un problema di numero telefonico. Se la signora avesse potuto chiamare un altro numero anziché il 117 (o il 112 o il 911, a cui risponde sempre la polizia cantonale) sarebbe stato meglio. Il collettivo Io l'8 ogni giorno chiede da tempo l'introduzione di una linea dedicata contro la violenza. «Lo prevede la convenzione di Istanbul» sottolinea la portavoce Alessia Di Dio. Il compito di implementare il servizio spetta ai cantoni e alcuni lo hanno già fatto, il Ticino no: «Sembra esserci una certa resistenza». 

Di Dio osserva che «per una vittima di violenza domestica denunciare spesso non è la prima urgenza». Un servizio di assistenza con personale specializzato «potrebbe dare ascolto e protezione e fungere da collegamento con i servizi di aiuto alle donne presenti sul territorio». Anche questi, secondo il collettivo, necessitano di un potenziamento. 

La politica intanto si sta muovendo. Giovedì un'iniziativa parlamentare interpartitica presentata dai deputati Giorgio Fonio (Centro), Cristina Gardenghi (Verdi) e cofirmatari ha chiesto al Consiglio di Stato di rendere obbligatoria una terapia psicologica di almeno tre mesi per gli autori di violenza domestica. Gli allontanamenti decisi dalla magistratura, sottolinea l'iniziativa, «molto spesso non bastano». Secondo alcuni invece andrebbero allungati: un'iniziativa presentata a maggio da Roberta Soldati (Udc) e cofirmatari chiede di portarne la durata minima da dieci giorni a un mese.

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