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LUGANO

Il rincaro che rende amaro il caffè, ecco che ne pensano i ticinesi

In alcuni bar si nota, in altri meno e c'è chi garantisce: «Da noi non cambierà mai». Ma i clienti come reagiscono?
Il rincaro che rende amaro il caffè, ecco che ne pensano i ticinesi
Tio.ch/Davide Giordano
Il rincaro che rende amaro il caffè, ecco che ne pensano i ticinesi
In alcuni bar si nota, in altri meno e c'è chi garantisce: «Da noi non cambierà mai». Ma i clienti come reagiscono?
LUGANO - Qualcuno è rimasto a 2.20. Altri a 2.40. Poi ci sono quelli che hanno aumentato di 20 centesimi. Ma nessuno è arrivato ad abbracciare la proposta di Massimo Suter, vicepresidente Gastrosuisse, di aumentare il caffè a tre...

LUGANO - Qualcuno è rimasto a 2.20. Altri a 2.40. Poi ci sono quelli che hanno aumentato di 20 centesimi. Ma nessuno è arrivato ad abbracciare la proposta di Massimo Suter, vicepresidente Gastrosuisse, di aumentare il caffè a tre franchi.

 Come ha reagito la piazza? Tra battute di spirito dei cittadini e un po' di humour percepiscono il rincaro: «Se aumenta il prezzo mi faccio la moka»; «Se aumenta del 10% va bene, altrimenti no»; «Se lo fanno buono pagherei anche 50 franchi». Quasi tutti sono d'accordo che se il prezzo del caffè al bar dovesse aumentare ne farebbero volentieri a meno.

Tra gli esercenti ci sono idee diverse. Alcuni ristoratori luganesi hanno dichiarato di non aver aumentato il prezzo come ci dice il gerente del bar Vanini di Piazza Riforma: «Attualmente il caffè servito al tavolo costa tre franchi e per il momento non sono previsti aumenti. Sono ormai 10 anni che non aumentiamo il prezzo».

Della stessa idea è la gerente della luganese Münger Tea Room: «Da noi il caffè costa 2.40 fr. e non sono previsti aumenti». Altri però hanno dovuto aumentare il prezzo di 20 centesimi.

È il caso del bar Croce d'Oro che da come dichiara la sua gerente «la benzina è aumentata, e dunque la fattura del caffè che riceviamo è aumentata». Finisce con una leggera vena polemica dichiarando che le autorità «dovrebbero aiutare gli esercenti per evitare questi aumenti generalizzati e anche nella ristorazione».

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