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CANTONE«I ticinesi non vogliono lavorare in albergo»

10.06.22 - 06:30
L'allarme dell'associazione di categoria. Manca personale soprattutto nei servizi e in cucina.
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«I ticinesi non vogliono lavorare in albergo»
L'allarme dell'associazione di categoria. Manca personale soprattutto nei servizi e in cucina.
Lorenzo Pianezzi, presidente di hotelleriesuisse Ticino: «La pandemia ha lasciato strascichi importanti. Ma c'è una grossa responsabilità della società».

BELLINZONA - «Il nostro è un settore che richiede notevoli sacrifici e non tutti i clienti sono sempre educati. Però siamo preoccupati per il futuro: sempre meno gente è interessata a lavorare nel ramo alberghiero». A lanciare l'allarme è Michele Santini, giovane e dinamico responsabile dell'Hotel Internazionale di Bellinzona. I ticinesi sembrano non volere lavorare in hotel. «Mancano soprattutto addetti al servizio e personale per la cucina – precisa Lorenzo Pianezzi, presidente di hotelleriesuisse Ticino –. La pandemia ha lasciato strascichi importanti».

Alla ricerca di certezze – Un'affermazione, quest'ultima, che sembra stonare visti gli ottimi risultati ottenuti dal turismo in era Covid, con quasi tre milioni di pernottamenti alberghieri nel solo 2021. «Gli affari sono andati bene – conferma Pianezzi –. Ma le certezze dei lavoratori sono state minate dalle continue misure per contenere la pandemia. Troppi cambiamenti di prospettiva repentini. So di molte persone che hanno cambiato settore, alla ricerca di maggiore stabilità. Al momento sono in difficoltà soprattutto gli alberghi stagionali o quelli di grandi dimensioni».

Residenti riluttanti – Santini va al di là della crisi Covid. «Cerco di assumere residenti – dice –. Per principio. Ma la triste realtà è che a chi abita qui il ramo alberghiero pare non interessare. Forse perché bisogna spesso lavorare alla sera o nei weekend. Io faccio questo mestiere con una passione infinita, non riesco a capire come non possa essere attrattivo».

«Non è un ripiego» – «Una certa responsabilità – fa notare Pianezzi – ce l'hanno anche gli orientatori professionali. Non spingono abbastanza i giovani a lanciarsi nelle nostre professioni. A livello sociale è come se lavorare in albergo non garantisse prestigio. Come se fosse un ripiego nel caso in cui non si trovasse niente di meglio. Invece garantiamo ottime possibilità di carriera e salari davvero interessanti».

La riflessione – Pianezzi chiude con una riflessione che può fare discutere. «Se c'è gente che ha paura di lavorare alla sera o al weekend, abbiamo creato un sistema che non va a livello sociale. Se fai un lavoro che ti dà passione, non hai orari. Conosco tante persone che si alzano alla mattina e non sono contente di quello che vanno a fare. Davvero è meglio fare un lavoro noioso e poco gratificante per avere poi il tempo libero in contemporanea alla maggior parte della gente? Davvero non è meglio invece puntare su un lavoro che rende felici e motivati indipendentemente dagli orari?»

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