Uno svizzero su tre soffre di stress da lavoro. E le assicurazioni rischiano il collasso. «I premi aumenteranno per forza di cose», spiega lo specialista Bruno Cereghetti
LOCARNO – Già oggi costa ai datori di lavoro 6,5 miliardi di franchi all’anno. E siccome le prospettive non sono rosee, il burnout rischia, nel giro di pochi anni, di fare collassare le assicurazioni. Un terzo dei lavoratori svizzeri soffre di stress da lavoro. Venerdì scorso una commissione del Consiglio nazionale ha bocciato l’idea di ufficializzare il burnout come malattia professionale. «Ma l’emergenza resta – precisa Bruno Cereghetti, ex capo dell’Ufficio cantonale dell’assicurazione malattia –. Questa situazione non fa onore alla Svizzera».
Perché si è arrivati a questi punti?
Il mondo del lavoro è sempre più esigente, l’evoluzione della tecnologia ci impone ritmi sempre più frenetici. Tutto è diventato iper veloce. A questo vanno aggiunte le crescenti regole in ambito aziendale.
Come si fa a stabilire se una persona soffre davvero di burnout?
Si tratta di un ambito particolarmente liquido. I confini non possono essere bene definiti. Si può definire la durata della giornata lavorativa, si possono regolamentare eventuali turni. Ma non si riuscirà mai a quantificare il reale livello di stress vissuto dal singolo lavoratore. Ci sono anche persone particolarmente fragili, già predisposte ad andare in tilt di fronte alle difficoltà. Penso, tuttavia, che la maggior parte dei casi di burn out sia dovuto a reali condizioni di lavoro stressanti.
Riconoscere il burn out come malattia professionale avrebbe significato responsabilizzare maggiormente il datore di lavoro sulla questione…
Ma già adesso il datore ha grosse responsabilità. E si deve rendere conto che la prevenzione in questo campo è cruciale. Prima di tutto, in un ambiente sereno, i lavoratori rendono di più. E questo è un dato di fatto.
Si apre anche un discorso economico…
L’indennità giornaliera per la perdita di guadagno viene coperta dalle assicurazioni. Ma più casi del genere ci sono, più i premi rischiano di salire. Immaginatevi un’azienda in cui metà dei collaboratori è a casa per burnout. È chiaro che a quel punto l’assicurazione potrebbe chiedere alla ditta di rivedere il contratto assicurativo. In generale è un problema grosso per le assicurazioni sanitarie. I tempi di recupero, per questi problemi, spesso sono lunghi. Senza contare i medicamenti e le terapie…
Come si può invertire la rotta?
Prendendo coscienza che un bel clima di lavoro può fare guadagnare, o perlomeno, risparmiare l’azienda, e in generale, la società. Spesso determinate situazioni non nascono neanche ai piani alti. Pensate a un’azienda con quattro reparti. E a un certo punto c’è un capo reparto che vuole massimizzare il profitto per ricevere magari un bonus. A quel punto mette sotto pressione i suoi subordinati, creando condizioni esasperanti. Questo genere di situazione va denunciato con fermezza e non va più tollerato.