«Il fentanyl è già qui»: la storia dell'ex tossicodipendente e prostituta diventata politica

Silvia Eyer, socialista vallesana, racconta i suoi trascorsi con la droga e invita a una politica più lucida sul tema delle dipendenze.
SION - Silvia Eyer, 41enne socialista, oggi siede nel Consiglio comunale di Naters e nel Parlamento vallesano. Lavora anche come delegata all’integrazione. La sua presenza nelle istituzioni non è scontata: da adolescente era dipendente da eroina e si prostituiva per procurarsi la droga. Oggi mette in guardia la Svizzera da una nuova crisi.
«Il fentanyl non sta arrivando: c’è già» - Eyer osserva come cocaina e crack circolino facilmente. Ma a preoccuparla è soprattutto il fentanyl: «Si dice che in Svizzera il consumo sia sporadico, ma non è vero.»
Dall’esclusione alla dipendenza - Da ragazza si sentiva un'emarginata e soffriva di ipersensibilità agli stimoli. Dopo l'abuso di alcool e cannabis, a 15 anni provò l’eroina per la prima volta in un bagno pubblico di Brig: «Mi sentii come avvolta in una nuvola.» Ben presto i weekend di consumo si trasformarono in dipendenza quotidiana.
Per finanziare la sua dipendenza iniziò a prostituirsi che era ancora minorenne: «Ero disgustata da me stessa. Ho potuto elaborare il tutto solo diversi anni più tardi.»
Una politica più lucida e realista - Oggi, incontrando persone che consumano, prova empatia: «Se qualcuno mi chiede soldi, spesso glieli do. Non smetterà di usare solo perché io mi rifiuto.»
Per lei, la società deve includere i consumatori e la politica non può ignorare la minaccia del fentanyl. E ritiene cruciale diffondere l’uso del Naloxone, lo spray salvavita ora disponibile senza ricetta, oltre a un'analisi sistematica delle sostanze sequestrate.
Eyer appoggia anche la distribuzione controllata di cocaina proposta da alcuni esperti: «La somministrazione medica dell’eroina funziona da anni. Permette una gestione migliore dei consumatori, riduce la criminalità e garantisce un contatto con gli assistenti sociali.»
Il momento della svolta - Per lei l’uscita dalla dipendenza è stata lenta. In un periodo di profonda crisi arrivò a chiedere i soldi per la droga a suo padre: «Nel suo sguardo ho visto una delusione senza fondo. È stato il punto di rottura. O smettevo o morivo.» Con un percorso di cura e il sostegno della famiglia è riuscita così a tornare "pulita". In tanti anni ha avuto un solo ricaduta, durante un grave lutto, ma l’esperienza è anche servita per allontanarla definitivamente dall’eroina.




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