I minatori del San Gottardo incrociano le braccia: «Abbiamo una vita privata»

Fermato il cantiere del secondo tubo: minatori e costruttori del Gottardo in sciopero contro orari e salari troppo bassi.
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Fermato il cantiere del secondo tubo: minatori e costruttori del Gottardo in sciopero contro orari e salari troppo bassi.
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Il cantiere del secondo tubo del San Gottardo si è fermato. Martedì mattina, i minatori e i costruttori impegnati nella grande opera alpina hanno incrociato le braccia, unendosi alla protesta nazionale del settore edilizio.
La mobilitazione, che si inserisce nell’ondata di scioperi organizzata in vista del rinnovo del Contratto nazionale mantello (CNM), ha coinvolto i lavoratori dei due versanti del traforo, ad Airolo e Göschenen, che si sono poi riuniti in un’assemblea di protesta.
“Più vita, meno sfruttamento” - Gli operai chiedono condizioni di lavoro più sostenibili: orari e tempi di viaggio ragionevoli, indennità eque per il duro lavoro in galleria e una compensazione del rincaro che protegga il potere d’acquisto.
«Se il lavoro in galleria non è più redditizio e gli impresari vogliono farci lavorare di più per meno soldi, è ovvio che sempre meno minatori restano in Svizzera», denuncia Chris Kelley, co-responsabile del settore edilizia del sindacato Unia. «Il tempo stringe: urgono miglioramenti concreti».
Un settore in crisi di attrattiva - Il Contratto nazionale mantello, che regola le condizioni di circa 80.000 edili in Svizzera, scade a fine anno. Ma le trattative con la Società svizzera degli impresari costruttori (SSIC) sono in stallo. Il settore soffre una grave carenza di manodopera qualificata, accentuata da salari stagnanti, orari estenuanti e difficoltà nel conciliare lavoro e vita privata. La situazione è ancora più critica nella costruzione di gallerie, dove la concorrenza internazionale per i lavoratori specializzati è accesa e la piazza svizzera rischia di perdere attrattiva.
Tensioni nelle trattative - Secondo i sindacati, invece di migliorare le condizioni, la SSIC chiederebbe giornate lavorative più lunghe, più ore supplementari pagate meno, lavoro su chiamata e la possibilità di licenziare anche durante malattie o infortuni. Tra le proposte più contestate, anche la possibilità di mettere alla porta gli over 55 e di trasformare il sabato in una giornata ordinaria di lavoro senza supplementi.
Un’ondata di proteste in tutta la Svizzera - Dopo la giornata di mobilitazione nel Ticino, quella al San Gottardo rappresenta la seconda tappa di un movimento nazionale che si estenderà nelle prossime settimane. Le prossime proteste sono previste il 31 ottobre a Berna, il 3 e 4 novembre in Romandia, il 7 novembre nella Svizzera nordoccidentale e il 14 novembre a Zurigo e nella Svizzera tedesca.









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