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SVIZZERAI tre giganti svizzeri ancora in Russia

23.02.23 - 16:38
Tra loro, i pesi massimi Novartis, Nestlé e Roche
20min / Reuters / Afp
Fonte ats
I tre giganti svizzeri ancora in Russia
Tra loro, i pesi massimi Novartis, Nestlé e Roche

BERNA - A un anno dal lancio dell'offensiva delle truppe di Mosca sul territorio ucraino, diversi grandi nomi della borsa svizzera sono ancora presenti sul mercato russo. Tra questi ci sono i tre pesi massimi Nestlé, Novartis e Roche.

Il colosso vodese dell'alimentare e i due big basilesi della farmaceutica rappresentano insieme più di metà della capitalizzazione del listino principale di Zurigo SMI. Tutti hanno mantenuto le loro attività in Russia.

Nestlé, che era stata pubblicamente accusata dal presidente ucraino Volodymyr Zelensky di sostenere lo sforzo di guerra russo, dice di aver nel frattempo «ridotto drasticamente il suo portafoglio» nel Paese, evidenza un'indagine condotta dall'agenzia AWP. Ha inoltre stoppato pubblicità e investimenti, così come «le importazioni e le esportazioni non essenziali».

I prodotti dei due giganti della farmaceutica sono dal canto loro esentati dalle sanzioni commerciali adottate dalla Segreteria di Stato dell'economia (SECO). Sempre in nome del benessere dei pazienti, possono continuare a operare in Russia pure il fabbricante di apparecchi acustici Sonova, lo specialista di cure oftalmologiche Alcon e il produttore di impianti dentali Straumann.

Diverso il discorso nel settore bancario, dove UBS, Credit Suisse e Julius Bär si sono impegnate a rinunciare a nuovi affari con clienti basati in Russia. In ambito tecnologico, Logitech ha deciso a fine agosto di terminare le attività della propria filiale locale, così come ha fatto anche il leader del settore dei sanitari Geberit. Lo specialista chimico Sika ha sospeso produzione e investimenti, mentre la multinazionale dell'elettrotecnica ABB ha comunicato in luglio di aver avviato la procedura per ritirarsi al più presto dalla nazione del presidente Vladimir Putin.

Altre aziende hanno optato per cedere le loro attività sul posto, vendendole a dirigenti locali. È il caso ad esempio dell'assicuratore Zurich o del colosso dei materiali da costruzione Holcim.

C'è poi chi ha potuto schivare del tutto la patata bollente, non essendo attivo sul mercato russo al momento dell'inizio delle ostilità in Ucraina il 24 febbraio del 2022. Fra questi gruppi vi sono blue chip quali Swisscom, Swiss Life e Swiss Re.

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COMMENTI
 

Elisa_S 1 anno fa su tio
A dirla spontanea..Dovevano lasciare solo la fabbrica di cessi...ma in Russia ci sono anche persone (molte) buone che non hanno colpa di quello che succede.

dan007 1 anno fa su tio
Perché dovrebbero andarsene ? Che c’entra l’industria con la guerra

falco8 1 anno fa su tio
(Questo era nel clipboard....))))))) ----- Le multinazionali hanno speso milioni se non miliardi in infrastrutture, investimenti e ricerche in Russia. Sanno che le sanzioni sono temporanee, mesi o anni, ma poco importa, il mercato è troppo grosso per essere ignorato e andarsene vuol dire perdere tutto, i russi non sono scemi e la politica lo sa. Congelate i nostri soldi? ok fino ad un certo punto; li volete sequestrare? allora sequestriamo tutti gli investimenti e le infrastrutture delle vostre multinazionali, ed il loro valore è di molto superiore a quello dei nostri fondi che volete sequestrare.

falco8 1 anno fa su tio
È un nuovo trend quello di pubblicare, cancellare e ripubblicare gli stessi articoli facendo prima pulizia dei commenti? Allora bloccateli tutti.
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