Cerca e trova immobili

PAROLA AL TIFOSO«Per Slettvoll non era degno che la sua Nazionale giocasse ad Ambrì. Mi fece arrabbiare...»

23.02.24 - 09:00
Bruno Brignoni, abbonato da 67 anni ad Ambrì: «Sono un predestinato, ero già biancoblù in grembo. Vi spiego perché»
Bruno Brignoni
«Per Slettvoll non era degno che la sua Nazionale giocasse ad Ambrì. Mi fece arrabbiare...»
Bruno Brignoni, abbonato da 67 anni ad Ambrì: «Sono un predestinato, ero già biancoblù in grembo. Vi spiego perché»
«Ad Ambrì non possiamo permetterci di avere in rosa stranieri che non segnano».
SPORT: Risultati e classifiche

AMBRÌ - Giocatori, allenatore e dirigenti contano tantissimo, ma la vera ricchezza di un club sono i fans. Come Bruno Brignoni, 71enne tifosissimo bancoblù e abbonato prima alla Valascia e poi alla Gottardo Arena da ben 67 anni.

«Sono un predestinato, ero già biancoblù in grembo. Nel 1937 mia mamma era presente - senza diritto di voto - all'Assemblea in cui è stato fondato l'HCAP. Inoltre passavo le vacanze estive dai nonni a Piotta e questo non ha fatto altro che rafforzare il mio amore verso l'Ambrì. Vincere mi piace, per carità, ma questo sopravvivere e soffrire ogni anno rende sempre tutto più bello. Non dimentichiamoci che abbiamo vinto sei titoli, anche se l'amico Brenno Canevascini dimentica la Coppa della Lega vinta dopo aver eliminato il Lugano in semifinale...». 

Qual è la cosa più pazza che hai fatto o saresti disposto a fare per l'Ambrì?
«C'è un aneddoto divertente che mi piacerebbe raccontare. Una sera ho pensato di aver ucciso Slettvoll... e ora vi spiego perché. Il martedì io e i miei amici eravamo soliti recarci al Betulin a Rodi. Nel '95 la figlia della proprietaria del bar - Mariella, ovvero la Popy, tifosa del Lugano - aveva comprato un merlo indiano, mettendolo in gabbia. Noi tifosi dell'HCAP l'avevamo chiamato Slettvoll. Una sera avevamo battuto l'Arosa e Slettvoll in settimana aveva detto una frase che mi aveva urtato: aveva dichiarato che la sua nazionale campione del mondo in carica non era degno farla giocare in periferia ad Ambrì o a Sierre. Quella sera, felice per la vittoria, ho quindi preso un fuscello e sono andato a stuzzicare Slettvoll, pensando di averlo ucciso. Sono tornato al tavolo e tutti hanno riso a crepapelle: l'uccello, infatti, era già morto in settimana e la proprietaria ne aveva messo uno di stoffa... Inoltre, un'altra follia per l'Ambrì è aver preso due volte l'aereo per andare a Kosice e Berlino. E per uno che ha paura perfino raggiungere il Monte Tamaro con le telecabine...».

C'è un giocatore che ruberesti - o se del passato avresti rubato - ai cugini?
«Potrei dire lo scontato Thürkauf. Tutti rideranno, ma io dico Roger Corpataux, denominato "Il Baffo". È stata per molti anni la riserva di Molina, ma quando usciva in TV a parlare sembrava un personaggio da... Ambrì. L'ho sempre considerato un uomo empatico, che mi avrebbe fatto piacere vedere in Leventina».

Come valuti il momento attuale?
«Abbiamo inserito quattro giovani, fra cui uno spettacolare come Tommaso De Luca. Questa rappresenta già una bella vittoria per noi. Malgrado ciò, ad Ambrì non possiamo permetterci di avere in rosa stranieri che non segnano. Dauphin è una vita che non fa gol e in generale questo aspetto per una squadra come noi è troppo penalizzante. Infine, continuiamo a dire che vogliamo arrivare nei play-in, ma ci si dimentica che affinché ciò accada bisogna mettersi alle spalle quattro squadre. Quest'anno ci è andata bene che il Rappi ha toppato...».

Cosa pensi della società?
«Non posso muovere critiche particolari. Mi è dispiaciuto l'aumento dei prezzi per i tifosi, forse si sarebbe potuto studiare qualcosa di diverso. Per una volta il nostro presidente non è riuscito a fare l'ennesimo miracolo, ma va bene così... Per contro, il treno speciale dalla Svizzera interna per raggiungere la Gottardo Arena, trovo sia tanta roba. Come diceva McCourt "That's Ambrì"... Non da ultimo, negli ultimi giorni siamo finiti anche sulla Gazzetta dello Sport con un articolo che sottolineava l'unicità di questo club». 

Cosa pensi dell’allenatore?
«Cereda è un maestro, è il massimo che l'Ambrì possa avere perché ama follemente il club. Tante volte dagli spalti qualche decisione si fatica a comprenderla, ma bisogna sempre pensare che ci sono tanti aspetti che il tifoso non sa e non vede».

Vuoi metterci la faccia? Vuoi dare il tuo parere sulla tua squadra del cuore? Contattaci su sport@tio.ch

Entra nel canale WhatsApp di Ticinonline.
COMMENTI
 

italo luigi 2 mesi fa su tio
Da italiano veri e sinceri auguri all'Ambri
NOTIZIE PIÙ LETTE