Il 21enne Holger Rune è tornato sulle vicende che hanno coinvolto Jannik Sinner e Iga Swiatek
«Prima delle Olimpiadi avevo già affrontato 20 test antidoping. Sono tanti, ma servono per tenere pulito il nostro sport. Se uno risulta positivo può essere un “peccato”, ma anche qualcos’altro».
GENTOFTE - Non si può parlare di bufera, ma il mondo del tennis ha già vissuto momenti sicuramente più sereni. Tra un primattore e l’altro nelle varie conferenze stampa continua a tenere banco la questione "doping/contaminazioni", inevitabile dopo i recenti casi che hanno coinvolto Iga Swiatek - numero 2 al mondo sanzionata con 1 mese di stop - e Jannik Sinner. Sulla vicenda-Clostebol che ha coinvolto l'altoatesino pende ancora il ricorso della Wada, che si è appellata al TAS di Losanna contro la decisione dell’ITIA.
Se i media britannici come il “Telegraph” hanno "punzecchiato" l'azzurro - «Il 2024 sarà ricordato come l’anno in cui Sinner ha prodotto una delle stagioni più grandi di sempre o per l’asterisco del doping allegato ai suoi risultati?», anche Holger Rune, sollecitato, ha poi voluto dire la sua.
«Questa stagione siamo stati sottoposti a tantissimi controlli antidoping - ha sottolineato il danese, Atp 13 - Prima delle Olimpiadi ne avevo già affrontati 20, che è un dato certamente molto alto, ma li fanno per cercare di mantenere il nostro sport pulito, aspetto davvero molto importante».
Il 21enne ha poi spiegato i suoi “accorgimenti”, per evitare appunto pericolose contaminazioni. «Io sto attentissimo agli integratori che prendo. Lo fanno tutti i giocatori. Se uno risulta positivo può essere un “peccato” ma anche qualcos’altro. Personalmente faccio sempre attenzione a quello che mangio e bevo. Se abbandono una bevanda da qualche parte poi non la tocco più. Bisogna proteggersi fin dove è possibile. Mi sottopongo anche agli esami del sangue una volta all’anno per vedere di cosa il mio corpo necessita maggiormente, ma questo è un tema troppo personale per parlarne».