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IRAN

«Negligenza» e... combustibile per i missili?

L'esplosione avvenuta sabato a Shahid Rajai sarebbe stata innescata da un carico di perclorato di sodio che ha preso fuoco
AFP
Fonte ats
«Negligenza» e... combustibile per i missili?
L'esplosione avvenuta sabato a Shahid Rajai sarebbe stata innescata da un carico di perclorato di sodio che ha preso fuoco

TEHERAN - La versione ufficiale di Teheran è che sia stata «negligenza», cioè un errore umano, a provocare la gigantesca esplosione di sabato a Shahid Rajai, parte del più grande hub container dell'Iran, che ha causato 65 vittime e oltre mille feriti.

La spiegazione del ministro dell'Interno della Repubblica islamica Eskandar Momeni lascia in sospeso diversi interrogativi, e sembra non combaciare con i dati emersi finora e la ricostruzione di una autorevole fonte iraniana rimasta anonima.

La gola profonda, molto vicina alle Guardie rivoluzionarie iraniane, ha fatto sapere al New York Times che la deflagrazione, sentita fino a 50 chilometri di distanza, è stata causata dall'incendio di un agente chimico stoccato nel porto, il perclorato di sodio, una sostanza utilizzata nella composizione dei combustibili solidi per i missili balistici.

In porto era arrivato un carico di quella sostanza chimica a marzo, ha dichiarato la società di sicurezza privata Ambrey. Il carburante faceva parte di una spedizione dalla Cina, effettuata da due navi entrate in porto a Shahid Rajai in marzo. Un carico pericoloso di cui ha scritto per la prima volta a gennaio il Financial Times.

Le immagini dell'esplosione pubblicate sui social hanno mostrato un fumo rossastro alzarsi dall'incendio poco prima della detonazione, suggerendo, secondo gli esperti, che nello scoppio ci fosse un composto chimico: come nell'esplosione al porto di Beirut nel 2020.

Per i commentatori internazionali, non è ancora chiaro per quale motivo Teheran non avesse spostato le sostanze altamente infiammabili dall'hub, soprattutto dopo la drammatica esperienza della devastazione nella capitale del Libano, dove l'innesco di centinaia di tonnellate di nitrato di ammonio uccise più di 200 persone e ne ferì oltre 6.000. Le importazioni di perclorato di sodio, secondo informazioni di intelligence, sono gestite dall'Unità 190 delle Guardie rivoluzionarie.

I caccia dell'Idf nell'ottobre scorso hanno preso di mira proprio i siti missilistici in cui l'Iran utilizza miscelatori industriali per creare combustibile solido. Secondo il Washington Post, Israele aveva lanciato un attacco informatico contro il porto di Shahid Rajai nel 2020.

Domenica un membro del parlamento iraniano ha affermato che «il disastro non è stato un incidente». «C'è il coinvolgimento israeliano. Nei container erano stati piazzati degli ordigni esplosivi, nel Paese di origine o lungo la rotta di trasporto», ha dichiarato Mohammad Siraj all'agenzia di stampa Rokna, ma senza fornire prove. «Non escludiamo il coinvolgimento di fattori interni (una mano iraniana). L'esplosione è avvenuta in quattro luoghi diversi», ha aggiunto. Una fonte anonima di Gerusalemme sabato ha escluso qualunque responsabilità israeliana, e finora non ci sono state dichiarazioni ufficiali.

L'esplosione nel porto di Shahid Rajai, attraverso il quale passa l'85% delle merci iraniane, è avvenuta poco dopo l'inizio del terzo round di colloqui sul nucleare in Oman tra il ministro degli Esteri iraniano Abbas Araghchi e l'inviato speciale Usa Steve Witkoff. Il governo israeliano ha lasciato trasparire profonda preoccupazione sull'eventualità che gli Stati Uniti stiano stringendo un accordo che non garantirebbe che il regime degli ayatollah non abbia l'arma nucleare.

L'inviato del premier Benyamin Netanyahu, Ron Dermer, ha fatto molta pressione sull'amministrazione Usa, sia durante un viaggio a Washington, che durante incontri non previsti con Witkoff a Parigi e a Roma. Channel 12 ha riferito che Israele ritiene che i negoziati siano «molto, molto avanzati» e che gli Usa non stiano condividendo con Israele informazioni su questioni chiave. Donald Trump ha commentato positivamente i colloqui con l'Iran: «Avremo qualcosa senza dover iniziare a sganciare bombe dappertutto», ha detto.

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