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IRAQ"Furto del secolo", quattro ex funzionari nel mirino

07.08.23 - 12:21
Sono accusati dell'appropriazione indebita di fondi pubblici per due miliardi e mezzo di dollari
Depositphotos (rasoul2015)
Fonte Ats Ans
"Furto del secolo", quattro ex funzionari nel mirino
Sono accusati dell'appropriazione indebita di fondi pubblici per due miliardi e mezzo di dollari

BAGHDAD - Il governo iracheno ha chiesto alle autorità statunitensi e britanniche di estradare quattro ex alti funzionari iracheni accusati da Baghdad di aver svolto un ruolo di primo piano nel "furto del secolo", così come è stata definita la mega operazione di appropriazione indebita, tra il 2021 e il 2022, di due miliardi e mezzo di dollari statunitensi di fondi pubblici iracheni.

Media di Baghdad riferiscono della richiesta del governo inviata a Washington e Londra, in quanto i quattro ex funzionari iracheni sono fuggiti all'estero e secondo le autorità irachene si sono rifugiati negli Stati Uniti e nel Regno Unito.

Al centro delle accuse c'è l'ex ministro delle Finanze, Ali Allawi, con cittadinanza britannica, il segretario personale dell'ex premier Mustafa Kazimi, il capo di gabinetto dello stesso ex primo ministro e il suo consigliere per i rapporti con la stampa.

Le autorità irachene affermano di aver emesso un mandato di cattura internazionale tramite l'Interpol ma l'agenzia di polizia internazionale non ha ancora emesso nessuna allerta rossa nei confronti dei quattro ricercati.

Dal settembre del 2021 all'agosto del 2022, almeno due miliardi e mezzo di dollari di risorse pubbliche erano stati illecitamente trasferiti, con bonifici bancari, verso i conti correnti di cinque società private, intestate ad alcuni funzionari pubblici e imprenditori, molti dei quali fuggiti all'estero. Da questi conti il danaro era stato poi ritirato in contanti e trafugato all'estero.

L'ex premier iracheno Kazimi, in carica dal 2020 all'ottobre del 2022 col consenso congiunto di Stati Uniti e Iran, ha sempre difeso il suo operato, basando la sua politica dichiarata sullo slogan della «lotta alla corruzione». Lo stesso slogan è adottato dall'attuale premier, Muhammad Sudani, sostenuto da una coalizione vicina all'Iran, e in carica dall'autunno scorso.

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