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CANTONETutto iniziò incendiando un motorino, poi passò alle case

27.11.19 - 10:31
Si è aperto il processo per gli incendi dolosi del 26 maggio 2019 a Massagno. L’imputato nega ogni addebito
Rescue Media
Tutto iniziò incendiando un motorino, poi passò alle case
Si è aperto il processo per gli incendi dolosi del 26 maggio 2019 a Massagno. L’imputato nega ogni addebito

LUGANO - Dapprima aveva dato fuoco a un telo di plastica che copriva un motorino parcheggiato in un garage di via Nolgio a Massagno. E soltanto un’ora dopo aveva appiccato un incendio nella cantina di una palazzina nelle immediate vicinanze, in via Ceresio, dove si era anche accertato che il fuoco avesse attecchito. Per i fatti dello scorso 26 maggio, un cinquantenne compare oggi alle Criminali per incendio intenzionale (ripetuto, in parte aggravato).

Ma lui - difeso dall’avvocato Yasar Ravi - non ci sta e si professa innocente. Quella sera si trovava effettivamente nel quartiere in questione, però era in cerca di soldi: «Pensavo di poter recuperare della moneta nelle lavanderie, ho quindi cercato di entrare in cinque-sei immobili della zona». La sua presenza era stata notata da un testimone, che lo aveva visto aggirarsi con un bastone deambulatore. Non avrebbe però causato nessun incendio. «Se lo avessi fatto, lo saprei».

Quella sera era però stato fermato con un accendino in tasca. Mentre cartine e tabacco li teneva in uno zaino, che aveva «lasciato» in un esercizio pubblico nelle vicinanze. Come lo spiega? «Avevo con me due pacchetti di sigarette acquistati in stazione» risponde al giudice Amos Pagnamenta. Una versione che non convince l’accusa, rappresentata dal procuratore pubblico Roberto Ruggeri, in quanto l’uomo non avrebbe avuto l’abitudine di acquistare sigarette quando era in possesso di cartine e tabacco. «Mi sono concesso un lusso».

Il cinquantenne deve rispondere - come si evince da un atto d’accusa aggiuntivo datato 19 novembre 2019 - anche di lesioni gravi (in parte tentate) per avere messo a rischio la salute degli inquilini del palazzo di via Ceresio. Si tratta di diciannove vittime, di cui sei minorenni (tra questi un bambino di tre anni).

La perizia psichiatrica rileva delle patologie e propone un trattamento stazionario. L’accusa intende inoltre proporre la carcerazione di sicurezza, «per il pericolo di recidiva e di fuga». In passato il cinquantenne è infatti già stato condannato per incendio intenzionale. «E se fosse scarcerato - sottolinea il procuratore - sarebbe imminente una sua partenza per l’estero».

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