Accade a Balerna. 990 franchi iniziali e poi un contratto da 3500 franchi, ma in realtà ne verseranno solo 1900. Lordi
BALERNA - Che il dumping salariale sia una triste realtà alle nostre latitudini non è certo una novità. Che ad essere colpiti maggiormente siano i comuni sulla fascia di confine nemmeno. Ed è pure palese che gli attori di queste "perversioni contrattuali" siano spesso datori di lavoro senza scrupoli da una parte e frontalieri alla ricerca disperata di un impiego dall'altra.
Cosa accada in quegli istanti in cui il candidato viene scelto e gli viene fatta la proposta indecente ce lo racconta invece L.*, 29enne proveniente dall'hinterland milanese che, con un contratto in scadenza a fine mese presso un'azienda di Chiasso, ha deciso di tirarsi su le maniche e mettersi alla ricerca di un muovo impiego.
«La prima cosa che ho fatto è stato inviare diversi curriculum per tutte quelle posizioni che corrispondono al mio profilo», spiega. La ricerca è fortunata. «In pochi giorni la prima risposta. Mi contatta la "System Food", che fissa un colloquio per un posto da impiegato d'ufficio che si occupi anche di back-office».
Il primo incontro - L'appuntamento è per il 3 di agosto a Balerna. «Arrivo, ma fuori dalla porta non trovo il nome della ditta che mi ha contattato. Questa cosa mi è parsa strana, ma non ho voluto soffermarmi troppo su questo aspetto». La porta si apre e, dopo i primi convenevoli, inizia il colloquio. Il primo. «Mi trovo a parlare con due persone che scopro essere i titolari. Mi spiegano che la loro è una start-up, di essere alla ricerca di persone per questo nuovo progetto di import alimentare».
«Le faremo sapere» - Il ruolo offerto calza a pennello a L. :«Avrei dovuto fare customer service, gestire ordini, parlare con clienti... Insomma, quello che già faccio». Si parla del più e del meno, ma non del salario. «Si congedano spiegandomi di dover discutere prima con un terzo titolare, in quel momento non presente. Mi dicono quindi che, nel caso, si sarebbero fatti sentire».
Il secondo incontro - E ciò avviene a distanza di pochi giorni. «Mi richiamano il 9 agosto. Erano intenzionati a rivedermi». L. non può che essere contento. Questa volta l'appuntamento, però, non è in azienda. Mi chiedono di recarmi presso il satellite Denner di via Bossi. Lì trovo un dipendente con il grembiule rosso che mi conduce nello scantinato del supermercato». Tutto questo per il candidato è quantomeno strano. «Mi trovo quindi di fronte a un tavolo dove ci sono uno dei due titolari già visti in precedenza più il terzo che dovevo conoscere».
Ed è proprio questo nuovo volto a interrogare il 29enne. «Sigaretta in bocca mi fumava in faccia. Con un accento del sud Italia inizia a chiedermi di me». Conoscenza fatta si arriva al dunque: il salario. E qui casca l'asino.
La proposta indecente - «Inizialmente, per il primo mese, mi propongono uno stage. "Tu credi in noi e noi in te", mi dicono. La loro offerta è di 990 franchi lordi. Io metto subito le mani avanti spiegando di avere timori a fare uno stage per il permesso, visto che a fine agosto rimarrò senza lavoro. Rilanciano immediatamente con un part-time, che però avrei dovuto coprire facendo orari da full-time. "Se ti fermano in dogana dici che lavori una o due ore al giorno", spiegano».
L'indecenza della proposta viene a galla, ma emerge gradualmente. «Mi chiedono estrema flessibilità. Mi spiegano che avrei potuto lavorare anche dopo le 20. Se il primo mese fosse andato bene mi avrebbero quindi fatto un contratto a tempo indeterminato da 3500 franchi (lordi) e relativa busta paga. Quello che loro potevano però offrire realmente erano 1900 franchi lordi. Mi è stato detto che mi avrebbero fatto un regalo in questo modo, perché i contributi versati così sarebbero stati più alti rispetto allo stipendio reale. Hanno cercato di convincermi dicendo di pensarlo come un lavoro in Italia, perché tra Como e Chiasso il confine è come se non ci fosse, quindi aggiungono che se mi avessero dovuto dare davvero 3500 franchi li avrebbero offerti a un ticinese che "almeno fa girare l'economia"».
Il rifiuto e lo sfogo - In quel momento L. dubita, tentenna, ma a caldo non ha tempo di fare i conti e di pensarci troppo. Accetta. «A casa ci penso su. Abito a nord di Milano, calcolati i costi, un lavoro con quella paga lo trovo a casa mia senza farmi oltre 2 ore di viaggio al giorno».
Un moto di rabbia lo spinge a mandare un messaggio su Whatsapp nel quale rinuncia alla sua candidatura. Qui di seguito il contenuto: «Ho pensato bene alla vs. offerta lavorativa. In pratica mi ritroverei con più lavoro sulle spalle, con uno stipendio più che dimezzato al primo mese. Mi perdoni se le dico che mi sento sfruttato. Avete iniziato proponendomi prima uno stage (ho 10 anni di esperienza lavorativa!!!), poi un contratto full-time, ma pagato come un part-time. la vostra offerta è per me un'offesa. Mi dispiace,con me il lavaggio di cervello non ha funzionato».
Unia: «Non ci stupisce affatto» - Giangiorgio Gargantini, responsabile del settore terziario per UNIA, contattato al telefono ammette di non conoscere il caso specifico, ma non si stupisce: «Purtroppo questa è una modalità di agire che ben conosciamo. Le buste paga sono corrette per i controlli, ma in tutti i settori fanno di queste porcate. Faremo delle indagini in questo senso. Certo non stupisce che la sede di questa società sia proprio a Balerna. Ormai è noto che in quelle zone, tra call center e società bucalettere per noi il lavoro non manca».