Una coppia finisce all'ospedale in osservazione. Provvidenziale l'intervento di alcuni appassionati tramite Facebook.
LOCARNO - Credevano fossero spugnole. Invece erano esemplari di gyromitra gigas, un fungo che nel giro di 24/ 48 ore può causare enormi danni a fegato e milza. A salvare una coppia del Locarnese è stato l'intervento di alcuni appassionati della pagina Facebook "Nüm Fungiatt Ticines", dove i due avevano pubblicato la foto del raccolto. L'uomo e la donna sono stati tenuti in osservazione all'Ospedale La Carità per alcuni giorni.
Un'immagine allarmante – L'episodio si è verificato a inizio settimana. «Appena ho visto quell'immagine mi sono allarmato», racconta Riccardo Cereghetti, amministratore del gruppo. «Io pensavo fosse uno scherzo – ammette Victor Giudici, altro appassionato di micologia –. Una volta realizzato che tutto era vero, abbiamo cercato in tutti i modi di contattare la coppia. Ci siamo riusciti tramite un'amica in comune».
Il rischio – A quel punto Giudici riesce a sentire la donna. «Purtroppo avevano appena finito di mangiare i funghi. Lei ne aveva ingeriti pochi. Lui decisamente di più. Abbiamo fatto presente il rischio che stavano correndo. Gli effetti subentrano con diverse ore di ritardo rispetto al pasto. E la persona si accorge di quanto le sta succedendo quando ormai è tardi».
La cura – I due si sono dunque recati in ospedale dove sono poi rimasti per un paio di giorni. «Il medico – riprende Giudici – li ha curati con carbone attivo e con una flebo». Decisione presa dopo avere consultato un micologo e un tossicologo. «Lei stava tutto sommato bene. Lui lamentava qualche dolore», spiega Giudici.
Analisi gratuita – Petra Giannini, vice presidente dei controllori di funghi della Svizzera italiana, rilancia l'ennesimo appello: «Chiunque raccolga funghi può contattare uno dei nostri controllori volontari. E di conseguenza può fissare un appuntamento per avere un'analisi gratuita di quanto ha nel cestino».
Presenza capillare – Per il profano all'apparenza un fungo velenoso può sembrare un fungo commestibile. «Abbiamo quattro società micologiche sparse sul territorio. La nostra presenza è veramente capillare. Vogliamo prevenire intossicazioni o altri episodi spiacevoli. Siamo davvero attrezzati e competenti».
«Una buona azione» – «Noi siamo comunque contenti di avere fatto una buona azione – conclude Cereghetti –. Non so come sarebbe andata senza il nostro intervento. Quello dei funghi è un mondo bellissimo, ma pieno di incognite».