Le disgrazie, passate e presenti, della Valle Bavona portate in scena dagli allievi di scuola media della docente Nadia Ritter-Salogni.
LOSONE - Raccontare la Valle Bavona prima e dopo il disastro del 30 giugno 2024 attraverso i testi dello scrittore Plinio Martini. È la missione dei ragazzi di Nadia Ritter-Salogni, docente di italiano alle scuole medie di Losone. Una sfida che si è tradotta in una rappresentazione teatrale. Alla "prima", andata in scena a dicembre presso l'aula magna dell'istituto scolastico, tra il pubblico c'è chi ha pianto. «È stato qualcosa che mi ha colpito – ammette la stessa insegnante –. La gente si è commossa. In tanti avevano gli occhi lucidi».
Il 14 gennaio, alle 17.30, andate in scena per la seconda volta. E probabilmente non sarà l'ultima.
«Il nostro scopo è quello di portare lo spettacolo in Valle Maggia. C'è chi si sta attivando per farlo».
Come è nato questo progetto?
«In classe prima dell'estate abbiamo parlato con i ragazzi di come viveva la gente ai tempi di Plinio Martini. Abbiamo letto i suoi testi e siamo andati a visitare la Bavona che lui stesso raccontava. Una terra in cui l'esistenza quotidiana era dura ma in cui era molto radicata la fede religiosa. Tanto che erano parecchi i monumenti sacri sparsi tra Cavergno e San Carlo. A settembre ci siamo ritrovati in aula e ovviamente abbiamo ripensato ai luoghi che avevamo visitato e che ora non ci sono più».
E a quel punto cosa è successo?
«Dalle riflessioni dei ragazzi stava emergendo qualcosa di prezioso. Ce ne siamo resi subito conto. Le differenze tra come la Bavona ci appariva prima e dopo il 30 giugno erano troppo grosse. C'era qualcosa da elaborare. Da buttare fuori. Gli stessi allievi erano frastornati, anche perché quel giorno in Alta Vallemaggia sono morte otto persone».
Tante domande. Senza risposte.
«Gli allievi si chiedevano come fosse possibile che quelle case, quelle chiese, quelle cappelle non ci fossero più. C'è stata anche una riflessione sulla forza della natura. Su quanto possa essere potente. Una volta come oggi. Perché la natura ha sempre dominato sull'essere umano. E, come dice Martini, ci rende fragili e piccoli».
Un parallelismo tra passato e presente che potrebbe stimolare molte persone.
«È proprio così. Martini dice che c'è sempre un motivo per lodare Dio. L'importante era essere salvi in una valle così ostile. A un certo punto nella recita una ragazza lo esprime. E poi poco dopo appare l'immagine di un enorme masso caduto lo scorso giugno a Fontana».
Toccante anche il finale.
«Con le parole della sindaca di Cevio Wanda Dadò: "Siamo stati abituati a rinascere sopra i sassi. E lo faremo anche questa volta". Chi ha assistito alla rappresentazione parla di esperienza suggestiva. Quasi spirituale. Merito probabilmente anche delle atmosfere musicali create dal collega Alberto Ferrazzi».