Omicidio Cristina Mazzotti: dopo 48 anni, chiesto il rinvio a giudizio per 4 persone

Nella vicenda fu coinvolto il ticinese Libero Ballinari, componente della banda, che portò i soldi di una parte del riscatto in Svizzera
Nella vicenda fu coinvolto il ticinese Libero Ballinari, componente della banda, che portò i soldi di una parte del riscatto in Svizzera
COMO - Fu la prima donna a essere rapita e poi uccisa dall’anonima sequestri nel Nord Italia. A soli 18 anni, Cristina Mazzotti, studentessa milanese, venne sequestrata la sera del 1 luglio 1975 a Eupilio, paese sopra Erba e segregata in una buca vicino a Novara. Il suo corpo fu ritrovato il 1 settembre dello stesso anno. Fra i carcerieri, con un ruolo chiave nella storia, anche il ticinese Libero Ballinari.
La procura Milanese ha chiesto il rinvio a giudizio per quattro imputati, tra cui un boss della 'ndrangheta residente nel Varesotto, per il caso, riaperto di recente dagli inquirenti, del sequestro a scopo di estorsione che si concluse con l'omicidio. Il nuovo filone di indagini, condotte dalla squadra mobile e coordinate dal pm Stefano Civardi anche a seguito dell'esposto dell'avvocato Fabio Repici, era stato chiuso a novembre.
Cruciale, in questa tragica vicenda conclusa con la morte della giovane, è il ruolo di Libero Ballinari, deceduto anni fa. Contrabbandiere, componente della banda,fu la persona che portò i soldi di una parte del riscatto in Svizzera (i malviventi chiesero 5 miliardi alla famiglia, che ne raccolse e versò circa un miliardo). Rintracciato, fermato e interrogato dalla polizia cantonale, vuotò il sacco e indicò, anche attraverso un disegno, il luogo di sepoltura della ragazza, cioè la discarica di Galliate, vicino a Novara.





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