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VEZIALuci spente in palestra: «Inaccettabile. Siamo ormai certi di aver perso i nostri soldi»

16.08.22 - 06:30
È ancora chiuso, dopo più di due mesi, il centro fitness Top5 di Vezia. Ma i clienti, mai rimborsati, non dimenticano.
Tio/20minuti
Luci spente in palestra: «Inaccettabile. Siamo ormai certi di aver perso i nostri soldi»
È ancora chiuso, dopo più di due mesi, il centro fitness Top5 di Vezia. Ma i clienti, mai rimborsati, non dimenticano.
«Sto facendo il possibile, ma subentrano dei tempi tecnici», si giustifica il gerente della palestra. I clienti possono però procedere, «prima con un ultimatum, poi con un precetto esecutivo», spiega l'avvocatessa Katya Schober-Foletti.

VEZIA - È una palestra ormai diventata fantasma, la Top5-Energym di Vezia. E, a distanza di due mesi dalla chiusura, arrivata come un fulmine a ciel sereno, i clienti sono ancora a bocca asciutta. Senza comunicazioni, rimborsi o prospettive di riapertura. Tanto che di recente qualcuno ha creato una pagina instagram, “Quelliditop5”, che invita a «farsi sentire» per smuovere le acque.

Clienti abbandonati - «La gestione sta cercando di far perdere le sue tracce», segnala a Tio/20minuti un abbonato. «Oltre a non rispondere più a mail e telefonate, ha cancellato i riferimenti della palestra su Google, in modo che le recensioni negative che gli stanno pervenendo non possano essere ricollegate a Top5». E non mancano rabbia e punti interrogativi: «Noi ormai ex clienti siamo senza indicazioni, abbiamo praticamente la certezza di aver perso i nostri soldi e non sappiamo come muoverci. È inaccettabile che queste cose, in Svizzera, succedano. Passando anche in sordina». 

«Il rimedio è la pazienza» - Il gestore, che secondo il registro di commercio risulta essere titolare di ben quattro aziende in liquidazione, richiama però alla calma. «Telefonicamente e via mail ho difficoltà a rispondere, perché non riesco ad accedere al server da remoto. Chi però scrive attraverso il sito riceverà risposta». Da circa due settimane sulla pagina web del centro fitness è infatti stata oscurata la parte promozionale, sostituita da uno spazio di messaggistica per la clientela. A fianco, una citazione che forse non tutti i clienti gradiranno: «La pazienza è il miglior rimedio per ogni difficoltà».

«Io, preso a insulti per strada» - «Da amministratore della società ho messo in campo tutto il possibile a tutela di creditori e clientela», sottolinea ancora il gestore. «La gente si aspetta l’immediatezza, ma purtroppo in queste dinamiche subentrano anche dei tempi tecnici legati ai vari contenziosi giudiziari e ad aspetti commerciali». E, riguardo al gruppo Instagram creato dai clienti insoddisfatti: «Ognuno può fare quello che vuole. Ma l’odio genera odio. Di recente, infatti, sono stato aggredito verbalmente da una signora. Ha fatto una scenata pazzesca davanti alla mia compagna e mio figlio mentre ci trovavamo alla fermata del bus». 

Pigioni, forse, mai pagate - Ma chi la pazienza l’ha esaurita, concretamente, cosa può fare? Ce lo spiega Katya Schober-Foletti, avvocatessa e giurista dell’Associazione consumatori della Svizzera italiana (ACSI), a cui il caso è già stato segnalato. «Da quanto è emerso», contestualizza, «verosimilmente il gerente della palestra non ha pagato gli affitti», perciò «c’è in ballo una procedura in pretura, promossa dal proprietario dell’immobile, per incassare gli affitti scoperti». Nel frattempo «il proprietario avrà fatto valere il suo diritto di ritenzione sugli oggetti all’interno della palestra». Il che spiegherebbe la presenza di tutti gli attrezzi ancora all’interno della struttura.

Ecco cosa fare - Passando però all’azione, chiarisce l'avvocatessa, «quello che il consumatore può fare è scrivere una raccomandata al gestore, intimandogli un termine per restituire la parte non fruibile dell’abbonamento». Se il rimborso non avviene, «il cliente può procedere con un precetto esecutivo, facendo domanda di esecuzione sul sito del Cantone». In caso di opposizione, spiega ancora Schober-Foletti, a intervenire è poi il giudice di pace, e se la somma in questione non viene restituita la procedura prosegue in via di fallimento. 

Una «malafede» da reato penale - Ma le cose, per il titolare del centro fitness, potrebbero farsi anche più serie. Presentare una denuncia penale, aggiunge l’avvocatessa, non sarebbe infatti impensabile. «Il fatto che questa persona continuasse a vendere abbonamenti a pochi giorni dalla chiusura della palestra è un comportamento che denota una grandissima malafede. Quasi sicuramente il titolare sapeva bene che avrebbe dovuto chiudere tutto di lì a poco». Perciò «è ipotizzabile anche un reato penale a suo carico, per truffa, astuzia, o appropriazione indebita».

Screenshot energyze-top5.ch
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