Si ritorna in Italia?

Al vaglio delle soluzioni che potrebbero diventare operative dal prossimo mese
Due le proposte: quella di garantire il transito a chi è vaccinato/guarito o negativo, e quella della "zona franca" entro i 20 chilometri dal confine (da ambo i lati)
COMO - Con la “zona gialla” in Lombardia, da lunedì, non sembrano esserci all'orizzonte modifiche sostanziali riguardo la mobilità al confine. Ciò, almeno fino a venerdì 30 aprile. In questa data scade l’ordinanza del ministero della Salute che impone il tampone negativo in ingresso in Italia (da effettuare non oltre le quarantotto precedenti il transito in frontiera).
Per allora, potrebbero esserci due novità. La prima l’ha annunciata ieri mattina a “La Provincia di Como” il senatore varesino del Partito Democratico, Alessandro Alfieri. «A pieno regime - ha spiegato - andremo quando entrerà a metà giugno in vigore il pass vaccinale europeo, allargato ai Paesi dell’area Schengen. Da qui al certificato vaccinale abbiamo però proposto una soluzione provvisoria che prevede il via libera all’ingresso in Italia a fronte di una certificazione che dimostri o l’avvenuta vaccinazione o di essere guariti dal Covid o in terza istanza di aver effettuato un tampone con esito negativo nelle quarantotto ore precedenti».
«Ciò permetterebbe - prosegue Alfieri - di avere una soluzione transitoria che permetta alle zone italiane di confine di tornare a respirare». Al momento, almeno sulla carta, essersi vaccinati non costituisce un motivo valido per passare il confine. Con questa soluzione transitoria, però, si potrebbe riaprire ad ambo le parti e non solo per la spesa o il carburante, ma anche per gli attesi ricongiungimenti familiari.
Altra opzione al vaglio è quella d'istituire una sorta di “zona franca” di 40 chilometri per garantire gli spostamenti sulla fascia di confine. Soluzione sulla quale Gobbi si è già espresso negativamente, ma che in Italia sarà votata alla Camera martedì.




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