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CANTONEI ticinesi che portano le bollette alla Caritas

23.11.20 - 07:00
L'associazione benefica ha ricevuto oltre 700 richieste d'aiuto in più da marzo. Ecco chi sono i nuovi poveri del Covid
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I ticinesi che portano le bollette alla Caritas
L'associazione benefica ha ricevuto oltre 700 richieste d'aiuto in più da marzo. Ecco chi sono i nuovi poveri del Covid

LUGANO - C'è chi si è presentato con il premio della cassa malati da pagare. Chi con la bolletta della luce, o il sollecito del padrone di casa. Padri divorziati, in difficoltà con gli alimenti. E indipendenti, «tanti indipendenti» incalzati dai fornitori.

Agli sportelli di Caritas Ticino negli ultimi mesi si è messa in coda una folla nuova, facce che i volontari non avevano mai visto prima o molto raramente. Sono i "poveri del Covid", o quasi poveri, che le restrizioni anti-coronavirus hanno spinto sotto la soglia dell'autonomia finanziaria.

Persone che «magari già prima della pandemia erano in un equilibrio economico precario» spiega il direttore della Caritas Marco Fantoni. «È bastato un calo delle entrate, anche temporaneo, per far saltare quell'equilibrio».

I numeri raccolti dall'organizzazione caritatevole - la più grande nella Svizzera italiana - riflettono l'andamento dei contagi da marzo a oggi. In primavera Fantoni ha registrato un aumento del 30 per cento delle richieste di aiuto.

A giugno la situazione «è progressivamente rientrata ai livelli pre-Covid per fortuna» e con la seconda ondata «stiamo assistendo purtroppo a un nuovo aumento». In tutto, dati alla mano, 700 persone in più rispetto al solito, per un totale di 150 famiglie e un centinaio di single o padri divorziati. 

Quest'ultima categoria è considerata «a rischio particolarmente elevato» in quanto sottoposta a un regime di doppie spese. Ma anche i lavoratori indipendenti hanno contribuito «in modo importante» a ingrossare la coda dei bisognosi. «Molti, come sappiamo, si sono trovati a lungo senza aiuti pubblici», sottolinea Fantoni, «senza contare i professionisti che si erano da poco messi in proprio, e che hanno ricevuto sussidi non proporzionati ai loro bisogni».

Le associazioni benefiche non si possono sostituire allo Stato: gli aiuti erogati sono consistiti principalmente «nel pagamento di fatture» oppure «in buoni pasto» che possono sbloccare risorse per altre voci di spesa. Quando il budget è contato - i volontari della Caritas lo sanno bene - il cibo viene prima delle bollette. E il rischio per molti è di ritrovarsi, quando la crisi sarà finita, sommersi dai debiti. 

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